Con tutto quel cielo...

Scritto da Pietro Pallini

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“Certo che sapere sempre dove andare senza avere una strada da seguire non deve essere facile -mi sento spesso dire- però voi piloti, almeno, non avete la preoccupazione del traffico... con tutto quel cielo a disposizione...”


E invece no, perché per quanto improbabile possa sembrare, e nonostante “tutto quel cielo”, l'ipotesi di uno scontro in volo tra due aerei è tutt'altro che remota, tanto che nemmeno sette anni dopo il primo volo dei fratelli Wright ne avvenne una.

Era il 3 ottobre del 1910, e nell'ultima giornata del “Circuito Aereo Internazionale di Milano” il biplano Farman del pilota inglese Bertram Dickson fu investito dall'Antoinette del francese René Thomas. Quei due “temerari sulle macchine volanti” se la cavarono, ma nemmeno due anni dopo, in Francia, si ebbe la prima collisione fatale, tra due ufficiali dell'esercito francese.

Ancora dieci anni, e sempre nei cieli di Francia anche la nascente industria del trasporto aereo si trovò a fare i conti col fenomeno: sette morti nello scontro tra aereo di linea francese e un volo postale inglese. Fu in seguito a questo evento che si cominciarono prendere i primi provvedimenti, come l'introduzione di un regolamento sul traffico aereo e l'installazione delle radio a bordo.

Da allora, con l'intensificarsi delle operazioni aeree in tutto il mondo, soprattutto nel secondo dopoguerra, il numero delle collisioni in volo è aumentato. E naturalmente, si sono al tempo stesso messe a punto soluzioni sempre più sofisticate per evitare il reiterarsi del fenomeno: dall'approvazione di regole dell'aria universalmente condivise al miglioramento della copertura radio, dall'introduzione del radar (inizialmente nato con scopi militari) a tutti i successivi miglioramenti delle sue tecniche, fino ad arrivare all'adozione di sistemi come il TCAS e l'ADS-B, che sono in grado di guidare i piloti nelle manovre atte ad evitare una collisione.

Tecnicamente, più che di collisione, sarebbe giusto parlare di “sottoseparazione”, volendo con ciò significare che le prescritte separazioni, espresse in distanza, in tempo e in quota e variabili in funzione della fase e del tipo del volo, non sono state rispettate: detto in parole povere, due aerei sono passati troppo vicini l'uno all'altro...

...tanto vicini, a volte, da finire con lo scontrarsi. Ma dal punto di vista della sicurezza aerea, come altre volte mi è capitato di dire, non c'è differenza tra un incidente e un mancato incidente, e quindi quelli che nel linguaggio gergale sono definiti “air miss” o “near collision” vengono indagati alla stessa stregua delle collisioni realmente avvenute.

(13 settembre 2012)