Sciocchezze di stagione

Scritto da Pietro Pallini

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Come tutti gli anni è arrivata l'ultima domenica di ottobre; come tutti gli anni si torna all'ora solare; e come tutti gli anni è partito il tormentone dei pareri e consigli dei soliti esperti, condito immancabilmente dalle proteste degli altrettanto soliti “scontenti di professione”.


Come mi è già capitato di affermare diverse volte, anche i piloti potrebbero, a buon diritto, essere annoverati tra gli “esperti”, perché rimettendo gli orologi indietro di sessanta minuti ci comporteremo, in pratica, come se ci spostassimo di un fuso orario.

Ora, se far correre le lancette avanti e indietro è fatto abbastanza comune anche per i piloti di medio raggio (basti pensare ai voli da e per i paesi dell'est europeo o del Medio Oriente), la cosa diventa addirittura frenetica per chi opera su tratte intercontinentali. Capita spesso, infatti, di ritrovarsi a partire lunedì per Tokyo, rientrare a casa giovedì, e il lunedì successivo decollare alla volta di Buenos Aires, e la differenza di orario tra Giappone e Argentina è di ben dodici ore.

E' quello che si chiama jet lag, e i suoi effetti deleteri sull'organismo umano sono noti da tempo. Esistono infatti fior di studi condotti da fior di scienziati di tutto il mondo, ed esistono anche un'infinità di tecniche comportamentali e piccoli trucchi per minimizzarne, se non gli effetti a lungo termine, almeno quelli a breve.

Il passeggero medio sa bene che il pilota, a forza di girare il mondo, molti di quei piccoli trucchi li conosce e li pratica abitualmente, e di buon grado gli accorda il ruolo di “esperto in materia”, chiedendogli spesso consiglio. Purtroppo però le reazioni alla sindrome da jet lag sono ampiamente variabili da una persona all'altra e non è facile dare la dritta buona.

Io, per esempio, usavo un vecchio trucco: subito dopo il decollo rimettevo l'orologio all'ora del paese di destinazione. Può darsi che fosse solo autosuggestione, ma funzionava; del resto, se molte compagnie aeree cercano di “ritmare” i servizi di bordo seguendo questo stesso principio, qualcosa di vero ci deve pur essere.

Questo per il jet lag vero e proprio. Se invece volete un consiglio riguardante l'ora legale, limitatevi a cambiare canale ogni volta che ne sentite parlare, rimettete gli orologi, e non pensateci più: non sarà certo un'ora in più o in meno a causare i terrificanti scompensi dei quali tanto si parla; e smettete di buttar via soldi in prodotti farmaceutici la cui efficacia è tutta da dimostrare.

Ma dicevamo anche che, oltre a consigli più o meno sensati (tra i quali il mio, decidete voi in che categoria inserirlo), ci vengono in questi giorni servite anche le proteste di molti cittadini, e tra loro c'è stavolta il presidente di una nota associazione di consumatori che chiede di mantenere l'ora legale per tutto l'anno. “Secondo alcuni studiosi americani -spiega tra le altre cose l'associazione- lo sfasamento di un'ora determina, in un bambino su due, disturbi del sonno".

Ora, a parte il fatto che anche la chiusura delle scuole, a giugno, provoca nei bambini una alterazione del ritmo sonno-veglia e nessuno si sogna di chiedere l'abolizione delle vacanze estive, desta particolare perplessità il rimedio consigliato: mantenere l'ora legale per tutto l'anno.

E perché non abolirla del tutto e tenersi le ore di luce e di buio che madre natura ci ha dato? In fondo, più della metà dei paesi del mondo fa tranquillamente a meno dell'ora legale. In alcuni casi, per ottenere l'effetto di risparmio che si dice l'ora legale abbia, ci si limita a cambiare gli orari di apertura di uffici pubblici e imprese private.

Fanno così, ad esempio, in Giappone, dove l'adozione dell'ora legale fu imposta dalle forze di occupazione statunitensi negli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale: si dice che proprio per questa ragione fosse particolarmente sgradita alla popolazione, che ne chiese l'abolizione non appena gli americani lasciarono il paese.

Tra l'altro, proprio i giapponesi, in una simulazione condotta nel 2007, hanno dimostrato che in una città come Osaka l'ora legale determinerebbe addirittura un aumento dei consumi energetici residenziali tale da vanificare quasi del tutto i risparmi delle industrie. Mi rendo naturalmente conto che, in questo come in tanti altri campi, esistono sicuramente altri studi che dimostrano il contrario, e cioè i vantaggi dell'ora legale, magari mantenuta per tutto l'anno.

Intanto però in Giappone ne fanno a meno, e non mi sembra che se la passino poi tanto peggio di noi.

(24 ottobre 2015)