Fermate il mondo ... - II

Scritto da Pietro Pallini

Stampa

II – (segue) ...proseguo in ambulanza. Perché alla fine mi sono accorto che per guidare un'ambulanza occorrono le stesse attitudini psico-fisiche e i medesimi modelli mentali che servono a pilotare un aereo, e a posteriori posso dire che forse non è un caso se, tra tante attività di volontariato, ho scelto proprio questa.


Sì, perché a pensarci bene, ora come allora, quella che oggi va tanto di moda chiamare mission è la stessa: in fondo in fondo, si tratta di prendere in carico una macchina, un equipaggio e dei passeggeri, e trasportare il tutto da A a B in sicurezza, orario e comfort. E analoghi sono i modi di perseguirla, ma procediamo con ordine.

Arrivo alla Pubblica Assistenza per l'inizio turno e timbro il cartellino… e questo, d'accordo, lo faceva anche Fantozzi in ufficio. E con me arrivano gli altri, quelli che saranno il “mio” equipaggio, e qui già le somiglianze aumentano, perché quando il lavoro è su base volontaria è ovvio che le persone gli dedichino i ritagli di tempo, e quindi capita molto spesso che quelli di oggi non siano quelli di ieri. In aereo questa rotazione degli equipaggi era voluta, per evitare che si instaurasse una pericolosa complacency, ma il risultato è lo stesso: può infatti capitare che tra questi “altri” ci sia qualcuno che proprio simpatico simpatico non è, ma questo non toglie che il lavoro vada fatto, e vada fatto bene; ragion per cui, fino a fine turno, simpatie e antipatie è bene che restino fuori dall'ambulanza.

A questo punto si comincia a lavorare davvero, e tanto per cominciare ci sono i NOTAMs, che qui sono i comunicati dei vigili con l'elenco delle strade chiuse al traffico, e il libbrodefero, che però si chiama “libro delle consegne dell'ambulanza”, compilato da quello che ha appena finito il turno: piccoli malfunzionamenti, pieno da fare, qualche equipaggiamento da reintegrare, insomma… c'è da fare il briefing.

E poi finalmente ci si sposta in ambulanza, ed esattamente come in aereo ad aspettarci c'è una bella check-list: efficienza del mezzo e completezza delle dotazioni, perché è vero che ho appena letto il libro delle consegne, ma è anche vero che da questo momento in poi sono io, con il mio equipaggio, ad essere responsabile della tempestività e dell'efficienza degli interventi, e quindi è meglio essere sicuri di tutto.

Senza contare che le check-list hanno anche uno scopo addestrativo. Controllare tutto significa infatti essere obbligati a fare mente locale su cosa ci debba essere esattamente a bordo, e su dove esattamente questo qualcosa debba stare, perché dopo, sull'emergenza, il tempo non è che abbondi, anzi… e anche questo mi ricorda qualcosa.

Poi, quando suona la campanella, c'è da fare il piano di volo… pardon, prendere l'obbiettivo, con tutte le sue particolarità, dal tipo di intervento (i famosi codici verdi, gialle e rossi) all'eventuale partecipazione di altre ambulanze, auto mediche, pompieri e forze dell'ordine con i quali coordinarsi.

Lampeggianti, sirena, assistenti di volo prepararsi al decol… no questo no, tutti seduti e cinturati… sì questo sì, e via: prima destinazione il luogo dell'intervento, poi dopo le valutazioni e i provvedimenti immediati del caso, tutti di nuovo a bordo, stavolta con un passeggero in più, diretti al Pronto Soccorso più vicino. Scaricato il paziente, un'altra rapida check-list, per verificare cosa abbiamo usato e quali dotazioni sono da reintegrare, e siamo pronti per la tratta successiva.

Ognuna di queste fasi è scandita dalle chiamate radio alla centrale: quando volavo si chiamavano position report, ma il succo è lo stesso, e anche qui G non è Genova, ma Golf, e A è Alfa e non Ancona.

Di notte o di festivo, che piova o tiri vento, e sempre avendo in testa un piano B: l'alternato

Sì, perché le variabili sono talmente tante e disparate che elencarle tutte è praticamente impossibile: la strada che avevi in mente di percorrere può essere bloccata proprio dall'incidente che ha causato la tua uscita… o quella che doveva essere riaperta è sempre chiusa… e figurati se non cominciava a piovere proprio ora… occhio, che quello ci scommetterei che non si ferma… centrale, guarda che in via Roma il civico 124 non c'è… e per finire, ti avevano detto che era una colica addominale, e invece è un infarto. (continua)

(27 aprile 2016)