Il mito del primo volo

Scritto da Pietro Pallini

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Nell'immaginario collettivo il mito del primo volo umano è da sempre legato al nome di Icaro. Eppure, come tutti ben sappiamo, l'ardimentoso proto-aviatore, trascinato da curiosità e inesperienza, si avvicinò troppo al sole, il cui calore sciolse la cera che teneva insieme le ali, facendolo precipitare in mare.

Si comincia bene, verrebbe da dire: primo volo e primo disastro aereo.

E invece no, perché quel  giorno, insieme a Icaro, in volo nei cieli di Creta c'era anche il padre, Dedalo, che aveva concepito e messo in opera l'intero progetto. E il suo volo andò benissimo.

Questo Dedalo era proprio un bel tipo. Geniale architetto e fantasioso inventore, era stato costretto a fuggire da Atene dopo aver ucciso, pare per gelosia professionale, il nipote Talo.

Rifugiatosi a Creta, alla corte del re Minosse (nemico di Atene) si mise ben presto in affari col sovrano. La cosa non gli impedì tuttavia di costruire un simulacro di mucca all'interno del quale la moglie di Minosse, Pasifae, si nascose per farsi possedere da un toro del quale si era follemente innamorata.

Dall'insana passione della regina nacque il Minotauro. Una abominevole creatura, metà uomo e metà toro, che aveva il brutto vizio di nutrirsi di esseri umani e che fu prontamente rinchiuso nel Labirinto, costruito dal solito Dedalo per farsi perdonare dal re.

Al suo sostentamento provvedevano gli ateniesi, sconfitti in guerra da Minosse e obbligati a inviare a Creta ogni anno 14 tra giovinetti e giovinette destinati al menù del mostro.

Per far cessare questo scempio, da Atene si spedì sull'isola l'eroe Teseo il quale, sedotta Arianna (figlia di Minosse e sorellastra del Minotauro) la usò come tramite per farsi rivelare da Dedalo il trucco buono per entrare nel Labrinto e (soprattutto) uscirne dopo aver ucciso il Minotauro.

A questo punto Minosse, che cominciava ad averne abbastanza dello spregiudicato Dedalo, ritrovatosi col Labirinto ormai privo di inquilino, decise di rinchiuderci proprio il suo ideatore, in compagnia del figlio Icaro.

E qui Dedalo sfodera tutto il suo genio: con un po' di cera abilmente recuperata dai mozziconi delle candele e qualche mazzo di penne strappate agli uccelli di passaggio costruisce per sé e per il figlio due belle paia di ali.

E non si limita a progettare e costruire, no. Getta anche le prime basi della regolamentazione del traffico aereo: mi raccomando, non troppo basso sul mare, né troppo alto verso il sole... dice, inascoltato, allo sconsiderato figlio. E mentre quello precipita e muore, lui se ne vola via sul Mediterraneo, e atterra felicemente in Sicilia.

Eccolo, il primo volo commerciale moderno. Eccola, la prima compagnia aerea della storia.

Una flotta piccola, ma dotata di mezzi economici e ben progettati; un network altrettanto piccolo, ma situato nel bel mezzo del mondo allora conosciuto; un'offerta commerciale attenta ai viaggi di evasione (e mai evasione fu più riuscita), ma anche alla clientela business, tanto è vero che, appena atterrato in Sicilia, Dedalo si mette immediatamente in affari col re Cocalo.

Per suo conto costruisce una rocca inespugnabile, e si fa tanto benvolere che quando l'inferocito Minosse sbarca in Sicilia per cercarlo, le figlie di Cocalo, con la scusa di offrirgli un bagno ristoratore, lo ficcano in una vasca dai cui rubinetti fuoriescono getti di olio bollente che lo uccidono all'istante.

L'inventore della mortale jacuzzi? e chi, se non ancora una volta il nostro geniale aviatore?

(4 febbraio 2010)