Il pappagallo sul trespolo

Scritto da Pietro Pallini

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Seduto sullo strapuntino del cockpit, in posizione centrale e un po' arretrata rispetto ai miei due colleghi, seguo da questa insolita postazione le manovre di uscita dal parcheggio: oggi il mio ruolo è quello del “pilota di sicurezza”, volgarmente detto “sacco”.

Il pilota seduto a destra è ai suoi primi voli in linea e si sta ancora, come usiamo dire, ambientando. Sa già, ovviamente, pilotare l'aereo e ha già completato l'iter addestrativo teorico e al simulatore. Ora deve solo imparare a mettere in pratica con scioltezza, nell'ambiente operativo del cockpit, tutto quello che fin qui ha appreso.

Il mio compito consiste nel seguire i suoi movimenti, intervenendo il più discretamente possibile con qualche suggerimento e cooperare, per quello che posso, all'opera di “rifinitura” che il comandante istruttore sta portando avanti. E' per questo che me ne sto appollaiato come un pappagallo su questa specie di trespolo.

Ed è per questo che anch'io indosso la cuffia e seguo attentamente le comunicazioni radio; e come lui, ho anch'io davanti a me un set completo di cartine. Le stesse che ha lui, e che ha appena disposto nella giusta successione di impiego sull'apposita tavoletta porta cartine munita di molla di ritegno.

Si sta ormai per fare notte, quando l'aereo, guidato dal comandante, rulla lentamente fuori dal parcheggio sotto una noiosa pioggerellina, mentre il giovane collega segue il percorso sulla cartina, risponde alla radio e controlla lo spazio circostante.

Una chiamata radio per noi: ci informano che uscendo dal piazzale, dovremo dare la precedenza a un altro aereo proveniente da destra, ma che ancora noi non vediamo. Il comandante frena leggermente, una piccola buca ci fa sobbalzare, e mi accorgo che la pila di cartine del “ragazzo” scivola leggermente verso il basso... evidentemente la molla è un po' malridotta.

Sorrido tra me e me, perché già immagino cosa sta per accadere. E puntualmente infatti, di lì a qualche secondo, pur continuando a guardare fuori, il copilota allunga una mano per cambiare cartina e mettere in cima al mucchio quella che lo guiderà nella seconda parte del rullaggio. Ma appena sfiora la tavoletta, tutte le sue cartine, già in precario equilibrio, finiscono sul pavimento della cabina, con lui che cerca senza successo di frenare la loro caduta e subito dopo, d'istinto, si china a cercarle nell'oscurità ormai incipiente.

E' un errore, perché la visibilità è poca e ancora non abbiamo in vista l'altro aereo, quello che viene da destra e che ha la precedenza su di noi, e io sono qui anche per contribuire a mantenere un adeguato livello di sicurezza.... “pilota di sicurezza”, appunto.

E allora, sempre sorridendo, mi sporgo dal mio “trespolo”, e mentre getto un'occhiata fuori a cercare l'altro aereo, gli tocco una spalla e gli dico la stessa frase che, una ventina di anni prima, un altro “pappagallo” aveva detto a me in circostanze identiche.

“In questo momento, sei l'occhio destro del comandante... alle cartine, ci pensi dopo.”

(29 aprile 2010)