Tra Dante e il cockpit

Scritto da Pietro Pallini

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Accade a volte, navigando a latitudini elevate nelle fredde e scintillanti notti d'inverno, di imbattersi in uno spettacolare fenomeno elettro-magnetico. Causato dal vento solare che si insinua nell'imbuto magnetico esistente in prossimità dei poli, ha una spiegazione molto semplice (si tratta in sostanza di particelle di aria ionizzata) e un nome assai suggestivo: aurora boreale.

Pallido fantasma della vera aurora, alla quale si sostituisce nella lunga notte polare, si presenta, nelle sue manifestazioni più tenui, come una sorta di leggero tendaggio luminescente, appena mosso da un impercettibile vento, la cui colorazione biancastra tende a farsi iridescente in prossimità del margine inferiore. Non occorre molta fantasia per affollare quegli esili giochi di luce di forme note e visi conosciuti, profili familiari deformati dalla trama leggera di una garza…

Quali per vetri trasparenti e tersi
o ver per acque nitide e tranquille
non sì profonde che i fondi sien persi

Paradiso: III, 10-12

Anche così lo spettacolo è inquietante e suggestivo, ma se si vola a quote più alte del solito, se la rotta è molto vicina al polo, se l'attività magnetica solare è particolarmente intensa, allora il fenomeno si fa più forte. Le cortine luminescenti si moltiplicano, si ispessiscono, si intrecciano tra di loro, si avvolgono su se stesse accendendosi qua e là di un bagliore più vivido. Sembrano illuminate da un fulgore, la cui sorgente sia però nascosta all'occhio di chi osserva dall'esterno…

Ed ecco un altro di quelli splendori
ver me si fece, e 'l suo voler piacermi
significava nel chiarir di fori

Paradiso: IX, 13-15

È bello allora, se le attività connesse al pilotaggio lo permettono, smorzare tutte le luci accese in cabina e guardare fuori, cullati dal ronzio familiare dei motori e dal solitario gracchiare della radio. Il cielo è tutto acceso di una fantasmagoria variegata e opalescente che si fa, qua e là, evanescente fin quasi a sparire per poi riapparire, più corposa di prima, accendendosi di fiammate azzurrognole, violacee, rossastre. Non è gioco di luce riflessa, non è pulsare di luce diretta. È piuttosto il farsi luce di una materia di per se stessa eterea, l'aria, che il dispiegarsi di una qualche energia interna trasforma in luminosa sostanza. Pare un fiume di luce che si snoda, contro un cielo di stelle scintillanti, per distanze che sembrano infinite…

E vidi lume in forma di rivera
fluvido di fulgore, intra due rive
dipinte di mirabil primavera

Paradiso: XXX, 61-63

(20 maggio 2010)