Compagni di viaggio

Scritto da Pietro Pallini

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“Come pera col formaggio, non ti manchi mai il sondaggio”, canticchiava allegramente alcuni anni fa la sigla di una popolare trasmissione radiofonica che mi ha fatto spesso compagnia nei miei trasferimenti da e per l'aeroporto. E in effetti siamo puntualmente assediati da statistiche di tutti i generi.

Una che puntualmente ritorna, in varie salse, è quella che riguarda le cose che più danno fastidio ai passeggeri di un aereo. Tra le risposte si trova di tutto, ma qui non mi voglio oggi occupare di quelle “tecniche”, come i ritardi, il cattivo tempo, le turbolenze, gli atterraggi duri, i dirottamenti per nebbia e il costo dei biglietti.

Voglio invece parlare di quelle “sociali”, quelle che riguardano da vicino la convivenza tra le diverse decine (o centinaia) di passeggeri costretti a passare diverse ore della loro vita in quel “tubo di metallo” che se ne va a spasso a dieci chilometri di distanza dalla crosta terrestre.

Anche qui si trova di tutto.

Si va dagli assistenti di volo troppo assenti (quelli che per avere un bicchier d'acqua li devi chiamare, richiamare e alla fine andarli a cercare di persona nel loro galley) a quelli viceversa troppo presenti, quasi oppressivi, che ti impediscono perfino di schiacciare un pisolino per offrirti bevande, caramelle, spuntini e mercanzie di tutti i generi.

E c'è chi è infastidito dai vicini di posto troppo chiacchieroni e chi invece si lamenta della difficoltà ad instaurare un minimo di rapporto con l'essere umano che la roulette del check-in gli ha assegnato come estemporaneo compagno di viaggio. Per non parlare poi di quelli che, dopo aver saccheggiato il duty-free, invadono le cappelliere con ogni genere di masserizie e passano il viaggio tirandole continuamente fuori per poi rimetterle dentro.

Tra i vicini sgraditi, molto gettonati sono anche gli iperattivi che si muovono continuamente, i dormiglioni che ti impediscono anche di alzarti per andare alla toilette, i maleducati che in bagno ci vanno loro e lo tengono occupato per mezz'ora, quelli che russano sonoramente o che si tolgono le scarpe ammorbando l'aria già di per sé abbastanza viziata, e via lamentandosi.

Avvicinandosi alle posizioni alte della classifica, si incontrano gli individui in sovrappeso, e in particolare quelli che appartengono alla categoria degli “espansivi”... nel senso che si impadroniscono in pianta stabile del bracciolo della poltrona: se si ha la sfortuna di capitare in mezzo a due esemplari di questo genere, allora si rischia addirittura l'esaurimento nervoso, oltre naturalmente a una buona dose di gomitate ai fianchi.

Ma l'ideale podio di questa classifica dell'umana pazienza (e prepotenza, le due cose vanno sempre insieme) è di norma occupato, non necessariamente sempre nello stesso ordine, da tre tipologie di passeggeri: i “lettori-di-giornale-invasivi”, gli “abbassatori-di-schienale-a-tradimento” e i “bambini-che-urlano-saltano-sul-sedile-e-corrono-in-su-e-in-giù”.

E se uno si azzarda a dire qualcosa al genitore del piccolo diavolo, novanta volte su cento si ritrova a scoprire che si tratta della stessa persona che, dopo aver bruscamente reclinato la sua poltrona sbattendola in faccia al malcapitato che occupa la fila dietro alla sua, ha poi spalancato il giornale costringendo chi gli sta accanto a leggere notizie verso cui non prova la benché minima curiosità.

Perché la maleducazione dei figli è sempre figlia, a sua volta, della maleducazione dei genitori, e il mondo è purtroppo pieno di gente che, per il semplice fatto di aver comprato un biglietto, ritiene di aver contestualmente comprato l'intero aereo.

PS: dalla fattispecie “bambino-fastidioso” sono ovviamente esclusi i neonati, i quali hanno una valida attenuante; incapaci di effettuare quella che i subacquei chiamano “manovra di compensazione”, piangono a causa del fastidio che la pressurizzazione dell'aereo provoca alle loro orecchie.

(7 aprile 2011)