Mamma li Turchi

Scritto da Franco Billi

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Si dice che questo detto echeggiò per la prima volta nel 1799, quando il barone Miccichè ospitò la flotta ottomana a Palermo. Pare che, nel bel mezzo di un ricevimento a palazzo Comitini, uno dei soldati della guardia del Sultano avesse insidiato una cameriera nelle cucine.


La reazione dei cittadini palermitani, a questa notizia fu tanto violenta da trasformarsi in guerriglia nelle strade del centro siciliano, con gli orientali che non si tirarono indietro e certo non furono da meno nelle loro scorrerie.

E questa frase mi ritorna in mente tutte le volte che mi trovo davanti a notizie riguardanti il mondo aeronautico turco, come quella per esempio relativa allo sviluppo del sistema aeroportuale. In testa a tutto il nuovo aeroporto di Istanbul, il terzo per intenderci, per il quale sono stati assegnati gli appalti (ad un consorzio di aziende turche) e che dovrà supportare la candidatura della città del Bosforo nell’assegnazione dei giochi olimpici del 2020.

La nuova struttura nascerà nel versante europeo, dalla parte del Mar Nero nei pressi del lago Terkos, in una zona verdissima che vedrà il sacrificio di 2 milioni di alberi, dei quali purtroppo 658 mila verranno abbattuti definitivamente ed i restanti, fortunatamente, ripiantati altrove. La prima parte del progetto dovrà essere terminata entro il 2017.

Si tratterà, a detta dei progettisti, del più grande aeroporto del mondo, costerà 22 miliardi di euro e avrà una capacità di 150 milioni di passeggeri l’anno (tanto per avere un raffronto, Ciampino e Fiumicino nel 2012 ne hanno avuti 41 milioni). La ditta che si è aggiudicata l’appalto avrà anche la gestione dello scalo per 25 anni, e darà lavoro a 80 mila operai per la costruzione dell’opera, mentre a regime l’aeroporto impiegherà 120 mila persone. Sei saranno le piste da oltre 3500 metri, affiancate da 8 taxiways, e 165 i finger utilizzabili nei 4 terminali centrali, interconnessi con un sistema ferroviario, mentre la capacità di parcheggio globale sarà di 500 velivoli.

Il nuovo scalo, il cui nome non è ancora stato svelato, diventerà la nuova base della Turkish Airlines, che con il suo incremento annuo in numero di passeggeri trasportati (+19,6% nel 2012) rischiava di rendere cronico l’intasamento degli scali attuali: Ataturk (il 20esimo scalo al mondo e quinto europeo per traffico passeggeri, sempre nel 2012, con 46 milioni) pieno di criticità specie nei movimenti a terra,  e Sabiha Gökçen, lo scalo che nel 2012 ha avuto, secondo l’Airport Council International, la maggior crescita di volume di traffico in Europa: 8,4%.

Ma non è finita qui, infatti nel mese di luglio in Turchia è stato riaperto al traffico commerciale dopo 54 anni di operazioni esclusivamente militari e dopo le relative ristrutturazioni, l’aeroporto di Kastamonou (LTAL) sul versante del mar Nero, importante per la vicinanza delle località sciistiche dei monti Ilgaz: 2250 mt di pista ed aerostazione nuova di pacca.

Il 22 agosto invece sarà la volta di Şirnak (LTCV), una struttura completamente nuova nel sud del paese, pista di 3000 metri, meno di 4 miglia dal confine siriano nei pressi della città di Cizre. Edato che non c’è due senza tre, verrà inaugurata anche la nuova struttura di Bingöl (LTCU): 2300 mt di pista a 1500 mt di altitudine, ad est del paese, area montana anche questa, nella regione che viene chiamata dei “mille laghi” per la presenza di numerosi laghetti di origine glaciale.

Per ora 'sti Turchi si fermano qui in attesa che si concludano i lavori, ormai in avanzato stato di completamento dei nuovi aeroporti di Ordu, appalto del novembre 2011, primo aeroporto turco (ed europeo?) e quarto al mondo ad esser costruito interamente sul mare, nell’area del mar Nero, fra le città di Samsun e Trabzon, e di quello di Çukurova che servirà il comparto turistico-marittimo della provincia del Mersin, a sud di Adana: un appalto del 26 gennaio 2012 con consegna prevista in 20 mesi (!).

L’inaugurazione di queste due nuove strutture? Beh, fate un po’ voi: nel 2014 ci sono le elezioni politiche e... tutto il mondo, in questo senso almeno, è paese.

(13 agosto 2013)