Voli da e per Milano - I

Scritto da EmmeEffe

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I - Fu durante un Milano-Roma che M.F., assistente di volo alle prese con uno dei primi geniali tentativi di risolvere la crisi Alitalia, la “navetta FCO-LIN-FCO”, decise di scrivere una specie di diario nel quale fare riferimento esclusivamente alle esperienze comiche.


Roba da riderci sopra, frasi, battute, domande o gesti i cui artefici sono i passeggeri e soprattutto quelli delle direttrici da e per Milano, come si evince anche dal titolo “Voli da e per Milano…  l’incubo continua”.

A distanza di molti anni, si può dire che “...l’incubo continua”, e che nonostante tutte le “geniali” idee che si sono susseguite, Alitalia è ancora sull’orlo del baratro… a noi resta la freschezza, l’ironia e, a volte, l’amarezza degli scritti di EmmeEffe.
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Durante l’imbarco passeggeri di quel volo Milano-Roma mi si soffermò di fronte un passeggero, non doveva avere più di trent’anni di età, aveva un paio di occhialetti da vista piccoli e rotondi e un pizzetto da professore di matematica stile anni ‘40, e fissandomi con gli occhi sgranati di chi è in collera, mi domandò con tono arrogante: “Per quale motivo non avete messo il carrello dei giornali fuori dalla scala dell’aereo, come fanno tutte le compagnie aeree civili?”

Mi voltai verso l’uscita dell’aereo e guardai fuori, pioveva a dirotto e c’era un vento che costringeva chi stava per salire sull’aereo ad abbottonarsi il cappotto e quelli che avevano un cappello dovevano tenerselo in testa con una mano per non farlo volare via. Premesso che nessuna compagnia aerea posiziona il carrello giornali fuori dall’aereo quando questo non è collegato direttamente alla sala d’imbarco tramite extension (passaggio coperto), resta comunque preoccupante il fatto che quel passeggero non abbia considerato la non impermeabilità della carta stampata nonché la fila di persone che si sarebbe creata fuori dell’aereo con quelle condizioni meteorologiche che imponevano delle operazioni di imbarco molto rapide nell’interesse dei clienti.

Durante quello stesso volo fummo costretti a girare su Roma un quarto d’ora, una normale procedura d’attesa che avviene ogni qualvolta le condizioni meteo determinano una congestione del traffico aereo. Fu proprio in quella fase d’attesa, durante quella procedura in cui l’ aereo girava attorno a Fiumicino a bassa velocità che fui chiamato da una signora milanese notevolmente infastidita dall’attesa la quale mi rivolse una domanda che somigliava più ad un’affermazione dei cui contenuti lascerò giudicare voi: “Adesso capisco perché stiamo arrivando in ritardo, ci siamo fermati per aria per risparmiare carburante, infatti sto osservando quella nuvola da due minuti e se non fosse stato per il vento che l’ha spostata non la avremmo ancora superata.”

Ciò che mi sconvolse di quella affermazione/domanda fu il fatto che nessuno dei passeggeri seduti nelle vicinanze della signora accennò ad un sorriso, anzi tutti gli sguardi erano rivolti a me nell’attesa che io, “messo alle corde” da una così sublime intuizione riuscissi a dare una risposta ed una spiegazione quantomeno credibile ma, in ogni caso, a giudicare dalle espressioni schifate di quelli che mi osservavano, non avevo nessuna possibilità di successo.

Mi limitai a ricordare alla mia interlocutrice che la legge di gravità è una cosa vera e non assoggettabile ad alcun tipo di corruzione né tanto meno di raccomandazione per cui se l’aereo si ferma per aria non può certo mettersi a galleggiare e mi defilai sotto gli sguardi crucciati e per nulla convinti dei momentanei fans che quella passeggera si era creata. (continua)

(14 aprile 2017)