Voli da e per Milano - VIII

Scritto da EmmeEffe

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(segue) VIII - Nel nostro ambiente è usanza raccontarsi episodi particolarmente strani, che nel giro di una settimana diventano così di dominio pubblico, come quello capitato, non a me personalmente, qualche tempo fa su un volo Milano-Los Angeles, e così “divertente”, che vale la pena raccontarlo.


Era notte inoltrata, durante quel volo molto lungo, e l'equipaggio di cabina aveva terminato da circa mezz'ora di servire la cena Molti passeggeri dormivano, mentre due hostess dentro al galley si prendevano 5 minuti di relax necessari dopo un servizio di cena calda accompagnata da bibite e caffè da distribuire ad un centinaio di passeggeri nell'arco di 10 minuti al massimo, per evitare che i pasti si freddino e che i clienti consumino la loro cena senza bere.

Le due colleghe, esauste e accaldate, avevano appena addentato dei panini preparati in fretta con un pezzo di formaggio (dobbiamo nutrirci anche noi) quando la tenda chiusa del galley venne spostata da un anziano signore piccolo e magrolino che domandò educatamente: “Mi posso fare una pera qui dentro, se non vi disturbo?”

Convinte che il senso di quella domanda fosse semplicemente la richiesta di utilizzare lo spazio del galley per consumare un frutto, le due gentili colleghe risposero subito: “Prego si accomodi”. L’anziano signore si girò di schiena ed entrando dentro alla tenda solo fino al bacino, tenendo fuori la testa e le spalle, emise una di quelle che possono essere definite, per evitare termini troppo rozzi, basse fragranze corporee, la cui violenza avrebbe fatto oscillare sensibilmente le lancette di un misuratore di decibel, e che lasciò attonite le due poverine.

Senza parole, senza pensieri, lontane da tutto, forse anche da se stesse e dal loro stesso momentaneo appetito, pervase solo da un improvviso amletico dilemma: “deglutire o non, deglutire?”, quel tanto bramato bolo alimentare. L’anziano signore ringraziò, si voltò, e tornò al suo posto.

Sempre restando nell'ambito di storie raccontate ed accadute ad altri colleghi e colleghe c’è un fatto, successo su un volo Milano - Roma durante l'imbarco passeggeri.

Tra i clienti serpeggiava un certo malumore per via di un leggero ritardo alla partenza, e un signore silenzioso, ma col volto corrucciato, si sedette dopo aver sistemato la sua giacca di pelle, accuratamente piegata, nella cappelliera. Si trattava di un uomo fisicamente robusto e di alta statura, e subito dopo di lui arrivò un signore elegantemente vestito e con una borsa di grandi dimensioni in mano che con accento milanese esprimeva pesanti commenti su quel quarto d'ora di ritardo previsto alla partenza. Commenti che investivano direttamente la collega, la quale lo seguiva cercando di calmarlo e di tranquillizzarlo perché il volo, nonostante il ritardo in partenza, sarebbe comunque arrivato puntuale a Roma.

Arrivato alla fila dove era seduto il primo, questo secondo signore aprì la cappelliera iniziando a sbraitare sul poco spazio disponibile, dato che la sua borsa non entrava in cappelliera. Tra un’imprecazione e l’altra, impegnato come era a fare pesanti apprezzamenti sul ritardo (nonché ad offendere la povera hostess, la quale non sapeva più cosa fare) quel signore prese a svuotare la cappelliera di tutto ciò che conteneva per riuscire a sistemare ad ogni costo la sua borsa e posizionò la giacca di pelle del passeggero prima citato su di una poltrona vuota, quasi gettandocela sopra,  senza chiedere il permesso a nessuno per ciò che stava facendo.

L’altro, che era già seduto, si alzò, afferrò il tipo in questione per il risvolto della giacca e, accostatogli il naso sulla faccia dopo averlo sollevato da terra, con un marcato, accento romanesco gli disse: “Ah nebbia, e mo’ c'hai rotto er c***o a tutti, mettite seduto prima che me parte la brocca!

Al che il “signore” milanese si sedette immediatamente senza più pronunciare una parola, tra gli applausi (secondo certe versioni del fatto) di una buona parte dei passeggeri… probabilmente quelli romani. (continua)

(11 agosto 2017)