Voli da e per Milano - IX

Scritto da EmmeEffe

Stampa

(segue) IX - Una delle cose più difficili da fare nel nostro lavoro è quella di riuscire a spiegare o meglio, a far credere la verità riguardo ad un disservizio creatosi, ad un " passeggero x” (dove la tradizionale incognita x vale: su un volo da e per Milano).


Se c'è un ritardo di dieci minuti alla partenza questi passeggeri, automaticamente, deducono che si tratti di una mancanza di organizzazione da parte dell'equipaggio o dell'azienda; la verità, riguardo a questi ritardi, è che ogni aereo prima di partire deve ottenere l’autorizzazione al decollo dalla torre di controllo, la quale, a sua volta deve chiedere autorizzazione ai controllori di volo di EuroControl, che gestiscono il traffico aereo di tutta Europa, compresi i voli nazionali.

Per far partire un Roma-Cagliari, tanto per fare un esempio, l’autorizzazione va richiesta a Bruxelles. Tutti i ritardi che non sono dovuti a cause tecniche, dipendono dai contratti sui flussi di traffico che la gestione dei controllori di volo italiani stipula con quelli europei.

In sintesi la puntualità, cavallo di battaglia di tutte le grandi compagnie aeree europee, non dipende dalla più o meno spiccata capacità gestionale dei dipendenti di queste, né dai suoi dirigenti ma da una media sui ritardi alle partenze (non agli arrivi) determinata da una gestione esterna, rigida, professionale e fine a sé stessa, a tal punto da farci classificare sempre (o quasi), ma non per responsabilità dell’azienda, la quale è addetta solo al trasporto, non nei primi posti delle statistiche di puntualità (solo in partenza) stilate annualmente da alcune agenzie locali. È uno dei tanti piccoli problemi che andrebbero e potrebbero essere risolti solo politicamente.

Vaglielo a spiegare… eppure il senso critico del passeggero “da e per Milano” per quanto sia acuto ed immediato su quelle apparenti carenze o disservizi, quasi sempre giustificabili o comprensibili, in cui ci si imbatte spesso viaggiando in aereo, diviene facilmente il primo ad essere strumentalizzato o soggiogato.

Avviene spesso quando il problema che gli si pone di fronte non è casuale, ma secondo me studiato “a tavolino” da chi è interessato ai ragionamenti ed all'opinione anche di una ristretta fascia sociale definita ed individuata non in base all'estrazione culturale o economica più o meno alta ma proprio in base all'autoconvinzione riguardo all'eccezionalità del proprio senso critico, caratteristica questa proprio di quella categoria di persone di cui almeno il 20% dei passeggeri “da e per Milano” è lo stereotipo.

Un giorno mi trovai a partire fuori servizio (e quindi insieme agli altri passeggeri) e mi trovai quindi a sedere nei pressi dell'uscita di imbarco del volo: era un Roma - Milano, e mentre attendevo leggendo un giornale che chiamassero il volo, assistetti ad un litigio tra un passeggero milanese ed un impiegato addetto all’imbarco dei passeggeri.

Il passeggero milanese pretendeva spiegazioni sul motivo per il quale i giornali venissero distribuiti solo a bordo degli aerei e mai nelle sale d'imbarco dove la gente deve ugualmente attendere. L’impiegato gli spiegava i tanti motivi per cui questo non avviene, ma il tipo continuava a dire che le giustificazioni non erano accettabili e parlava di pessima gestione e di poca volontà da parte degli impiegati.

Dieci minuti dopo che la discussione tra i due era terminata, un altro impiegato chiamò a voce l’imbarco del volo, senza utilizzare il microfono, tant’è che mi accorsi dell'imbarco solo perché ero  di fronte al gate; sarebbe bastato trovarmi po’ più in là, o magari guardare da un altra parte, per non accorgermi di nulla e probabilmente perdere il volo.

Alcuni passeggeri si imbarcarono per ultimi proprio perché si accorsero che l’imbarco era iniziato solo quando questo era ormai quasi concluso, e si lamentarono per il mancato utilizzo dell’apposito apparato per l’amplificazione degli annunci.

Anche il passeggero milanese si lamentò con gli altri di questo apparente disservizio, ma subito furono tutti informati dal personale di scalo sulle motivazioni relative al mancato uso del suddetto impianto: si trattava di una specifica disposizione prevista da un apposito decreto-legge teso a combattere l’inquinamento acustico.

Mentre la maggior parte dei passeggeri accolse tale giustificazione con disappunto, chi ridendo e chi definendo il tutto come “semplicemente ridicolo”, fu proprio il passeggero milanese, quello che più di tutti si era lamentato esprimendo anche pesanti apprezzamenti, che approvò tale provvedimento e si mostrò felice e soddisfatto al punto di definirlo una “sporadica dimostrazione di civiltà”, uno dei pochi “segni di cambiamento” che mai si sarebbe aspettato da questo paese… insomma, la dimostrazione che “qualcosa inizia a muoversi anche in Italia”. (continua)

(31 agosto 2017)