Voli da e per Milano - X

Scritto da EmmeEffe

Stampa

(segue) X - Mi è capitato qualche volta di provare ad immaginare i nostri clienti quando montano in macchina, la mattina presto, per dirigersi in aeroporto. Quando dopo aver preso il terzo caffè prima di uscire di casa e prima ancora di girare la chiave di accensione dell’autovettura accendono la loro autoradio.


Li immagino alzare il volume al punto che ogni residuo di sonno e ogni desiderio di riposo vengano cancellati dal suono; partono e si trovano subito a doversi destreggiare tra pirati della strada e code di macchine ad ogni semaforo.

Il primo scambio di parolacce in genere avviene subito dopo aver passato il secondo semaforo ed il clacson imperversa sovrano sulle ragioni di ognuno. Lungo la strada, i classici cassonetti della spazzatura colmi e sacchi di immondizia di ogni genere appoggiati a fianco, in attesa che tutto venga bruciato o sepolto in qualche discarica abusiva, una di quelle discariche “d’oro”, fonti di ricchezze e di immensi guadagni illeciti, mentre l'industria del riciclaggio potrebbe essere una prosperosa fonte di lavoro per disoccupati ed un eccezionale svolta nel recupero e la conservazione dell'ambiente naturale.

I nostri clienti proseguono il loro tragitto verso l'aeroporto tra lo smog delle auto, il loro comprensibile nervosismo, la loro musica ad alto volume ed un cielo spoglio e pesante che li sovrasta. Quanto sarebbe bello alzare gli occhi al cielo per qualche istante, mentre sei fermo al semaforo, e vedere uno stormo di gabbiani o di anatre selvatiche o un paio di aironi, o magari un falchetto che si libra nell'aria, uno dei pochi superstiti della stagione della caccia: un falchetto vero in carne e piume, senza alcun tipo di impagliatura, che non sia solo un trofeo immobile dagli occhi di vetro finito nel salotto di qualche cacciatore un po' “disubbidiente'' e sempre pronto a dire di averlo acquistato all'estero.

Sarebbe bello poter vedere ogni tanto qualche cosa che ti faccia estraniare anche solo per qualche istante dai rumori, dal lavoro, dallo stress. Ciò che un uomo rappresenta, il compito che svolge nella vita, non sempre coincide con ciò che egli è realmente, tutto ciò che ti circonda può influire sulla tua vita e sul tuo equilibrio aiutandoti o distruggendoti lentamente, senza che te ne accorga nemmeno preso come sei dal tuo tenore di vita sempre più disumano.

Il nostro “modus vivendi” ci porta ad isolarci sempre più in noi stessi e nelle nostre sempre più ristrette comitive di amici, a volte uno o due soltanto, con l'eccezione di qualche sporadica serata in discoteca dove più che per parlare ci vai per sfogare la tua rabbia stordito dai decibel della disco music.

Anche il nostro amico, che si sta dirigendo in aeroporto con la sua macchina e con la musica ad alto volume, qualche volta ci è entrato in una discoteca, pagando il biglietto d'ingresso per farsi distruggere i timpani e mentre si accinge a superare il ponte sul Tevere, le cui acque hanno un colore verde scuro ed in alcuni tratti  giallognolo per gli scarichi cui è soggetto questo fiume, il nostro amico inizia a pensare a ciò che deve fare per prendere il volo delle 07.00.

Il biglietto ce lo ha pronto in tasca, deve fare solo l’accettazione al gate; poi, se il volo dovesse essere un po' in ritardo “Sicuramente -pensa- lo diranno per interfonico, e anche se mi dovessi dimenticare il numero dell'uscita, lo posso sempre guardare sugli schermi in corrispondenza del numero del volo e poi, quando inizierà l'imbarco, faranno certamente l'annuncio!” (continua)

(27 settembre 2017)