L'erba del vicino...

Scritto da Aldo Cagnoli

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Dopo un volo di circa 10 ore ed un lungo transito in pullman, entravo all’Helmsley Hotel di New York. Nell’atrio ho gentilmente sorriso a due coppie di italiani che invece di rispondere alla mia cortesia hanno silenziosamente borbottato: “…sono dell’Alitalia, tanto tra un po' gli toglieranno anche l’albergo… gli sta proprio bene!”

Erano gli ultimi battiti d’ala di Alitalia prima del passaggio in CAI, la nuova compagnia aerea italiana.

L’errore parte da molto lontano, suggellato dal precedente Governo in modo più o meno consapevole, utilizzato poi a quattro mani dall’attuale governo per far breccia nell’opinione pubblica, eliminando quel poco che rimane di una società aperta e civile, e del tanto agognato liberismo così tanto propagandato dallo stesso centro-destra.

Mi riferisco al “ripristino dell’invidia sociale” spiacevole conseguenza di aver definito ricco chi percepisce uno stipendio annuo lordo di 50.000- 70.000 euro (per esempio un copilota Alitalia) o ricchissimo chi ne prende 120.000-150.000 lordi (per esempio un comandante Alitalia).

Tutto questo mi ricorda la vicenda storica dei contadini “ricchi” sovietici, i Kulaki, che secondo la leggenda godevano della propria rendita di posizione a danno della popolazione urbana. In realtà la migrazione in massa nelle città faceva parte del progetto del totalitarismo pianificatorio sovietico, che di fatto costrinse alla fame milioni di poveri contadini. Nell’immaginario collettivo opportunamente indottrinato dalla propaganda del regime si sviluppò però il falso mito del contadino ricco. In realtà nelle desolate campagne russe era ben poca la ricchezza, ma la figura dei Kulaki servì a giustificare ideologicamente la lotta di classe alimentata dai bolscevichi al potere e lo sfruttamento di una parte della popolazione che sarebbe stata sicuramente meno controllabile in altri periodi storici.

Tornando ai nostri tempi, i percettori di un reddito sopra i 50-60 mila euro lordi annui sono i nuovi Kulaki, figli non come verrebbe da pensare di un discutibile progetto, per il modo in cui si vorrebbe attuare, di ridistribuzione economica, di marca di estrema sinistra, ma soprattutto di una mediocre cultura economica e politica e della capacità di avere una scarsa visione in termini di massimi sistemi da parte dei nostri politici.

La “modernizzazione” del paese si sta purtroppo realizzando solo attraverso un meccanico inasprimento fiscale, una miope riduzione dei costi e di investimenti nella ricerca ed una forte contrazione di mercato.

Sarebbe auspicabile invece incentivare una politica di sviluppo attraverso riforme strutturali, valorizzare i gangli vitali di quel che rimane dell’industria italiana, sostenere in modo più efficace la piccola e media impresa ed effettuare una mirata e chirurgica riduzione della spesa pubblica.

In questo modo si penalizza lo spirito di iniziativa, il merito ed in un certo qual modo anche la fortuna di chi ha avuto la possibilità di raggiungere un lavoro ad alta specializzazione, ma soprattutto ad alta responsabilità e rischio. Il decoro salariale raggiunto dai lavoratori del trasporto aereo specializzati, in special modo piloti ed assistenti di volo, non va a discapito dei meno abbienti, ma anzi li supporta creando indotto e servizi comunque necessari.

La becera propaganda, purtroppo molto efficace (perché in smisurata quantità), ha messo in risalto anacronistici e in buona parte presunti privilegi del Personale Navigante ed ha ripristinato definitivamente l’invidia sociale nei confronti della categoria, come attestato anche dall’ostilità dell’opinione pubblica e dei media nell’ultimo anno.


Il problema dell’invidia sociale, strumento di laboratorio creato ed alimentato da una sistema di potere crasso che non vuole interferenze, non si limita ovviamente ai piloti: riguarda i medici, i commercialisti, gli avvocati, i giornalisti, i professori universitari, gli architetti e tutti i professionisti ad alta ed altissima specializzazione.

Sono tutte professioni che richiedono ingenti investimenti a monte, sia in termini economici che di dispendio di energie ed impegno personale.

E' vero che per esempio esistono i "baroni" nell’università, però voglio credere che siano comunque una minoranza, e che ne esistano tanti che combattono ogni giorno contro le inefficienze del sistema (burocratiche e strutturali), studiano, fanno ricerche (con fondi inesistenti) e scrivono pubblicazioni. Ma sono percepiti dalla massa come dei privilegiati.

Il messaggio che si diffonde tra i più giovani è che nella vita, per avere successo, non bisogna studiare, impegnarsi e lavorare sodo. Pilota, professore universitario, medico, o giornalista, sono solo dei privilegiati e non un modello da seguire.

I modelli presi a riferimento sono purtroppo altri: calciatori, veline, tronisti ed ora, per usare un neologismo che va di moda, forse anche le escort.

Anche i politici, nonostante nella stragrande maggioranza non esprimano certo valori di rettitudine e di amore per il bene pubblico, probabilmente sono più tollerati della maggior parte dei professionisti sopra citati. Calciatori mediocri, che percepiscono un reddito da un milione di euro l’anno sono addirittura osannati.

E lo studio, l’impegno, la voglia e la tenacia di raggiungere un traguardo?

Un altro dato inconfutabile è che il nostro paese per esempio al pari del Giappone invecchia. In questo crescente delirio di protagonismo e di visibilità a tutti i costi, nessuno vuole e vorrà fare mestieri umili ma necessari. Neanche chi sa di possedere modeste capacità, nessuno. E’ sufficiente vedere le migliaia di persone che si presentano a gare canore, senza nessun talento o peggio nella più imbarazzante e sfrontata mediocrità.

Le migliaia di persone che investono settimanalmente ingenti somme nelle più disparate lotterie (l’ultima invenzione “geniale per far cassa” è stata win for life) con il disperato sogno di avere una vita migliore.

Tra 20 anni o forse meno, in un paese che invecchia, forse non avremo più infermieri strumentisti a sufficienza.

L’invidia sociale, come un mostro tentacolare, sta creando anche una completa inversione di modelli, ma soprattutto di Valori. I benefici sono a vantaggio sempre di pochi, mentre il conto di questa perversa inversione di modelli è salato, ma non è ancora arrivato sul tavolo di tanti ignari genitori.

E’ una questione di tempo, poi arriverà, e non sarà sufficiente un discorso a quattr’occhi od un vago richiamo ai giusti ideali. Sarà troppo tardi, ed i nuovi modelli saranno parte integrante e fondante delle nuove generazioni. I genitori che proveranno a trasmettere Valori come onestà, lealtà, rispetto, tenacia ed impegno ai propri figli, si troveranno contro le fondamenta intrinseche di un’intera società. E il loro compito si farà estremamente difficile, oserei dire praticamente impossibile.

L’esperimento di laboratorio avrà raggiunto la sua piena riuscita, il trionfo dell’invidia, ovverosia il trionfo del nulla.

Rimane la speranza del cambiamento, alimentato da pochi ma coraggiosi individui, nuclei di persone equilibrate, professionisti e non, che ancora propongono, tra le loro priorità, la lealtà, il rispetto per gli altri e l’onestà.

(3 aprile 2010)