Una passeggiata per Bucarest

Scritto da Antonio Chialastri

Stampa

Bucarest ama gli eccessi. Se ci vieni d’inverno rischi di morire di freddo con temperature che arrivano tranquillamente a -25° C, se viceversa ci vieni d’estate, rimpiangi l’inverno perché ci sono temperature di 35°C. con un tasso di umidità pazzesco e un’aria quasi irrespirabile.


Ho cominciato a sentire parlare delle vicende rumene nel 1988, durante un soggiorno in Svezia. La TV svedese mandava in onda dei reportage raccapriccianti sul regime del dittatore Nicolae Ceausescu e onestamente la cosa mi incuriosì; in Italia, come al solito, non se ne parlava. Questo Paese mi sembrava né più né meno un altro di quei Paesi imperscrutabili, posti dietro la “Cortina di Ferro”, che non lasciavano trapelare nulla se non comunicazioni di facciata di chiaro stampo propagandistico. Non mi immaginavo neanche il tipo di ferocia che si potesse annidare dietro un apparente regime stabile come quello rumeno.

Ebbene, nel tempo ebbi modo di parlare con alcuni esuli, incontrati in giro per il mondo, che mi confermarono la versione svedese dei fatti. In particolare, conobbi un architetto romeno, pianista per hobby, che scappò dalla Romania perché si sentiva in pericolo. Infatti, Ceausescu faceva uccidere tutti coloro che erano in possesso di informazioni riguardanti il palazzo presidenziale. Proprio come gli antichi faraoni, che facevano uccidere coloro i quali progettavano le piramidi.

Dai racconti di Stancho, il pianista, il palazzo è alto dodici piani, ma ve ne sono altrettanti sotto terra, rendendolo un rifugio atomico inespugnabile che ha una scorta di cibo e materiali tali da permettere la sopravvivenza di oltre duemila persone per un anno. Alcuni episodi di ferocia personale raccontate da Stancho mi sono rimaste impresse, come i cani che Ceausescu portava sempre con sé e con i quali faceva sbranare gli operai che non lavoravano secondo lui con sufficiente intensità. Non è la condizione dei lavoratori oggi, ma sicuramente qualcuno in casa nostra lo sta prendendo a modello.

Oltre alle vessazioni cui era abituato in virtù del fatto di essere onnipotente in patria, c’è anche da menzionare le condizioni penose nelle quali teneva la popolazione. Ogni persona aveva diritto a una quantità di cibo massima quotidiana che serviva per la mera sussistenza (del tipo: una noce di burro, una fetta di pane, un goccio d’olio, etc.) oltre ad eliminare i riscaldamenti nelle case per non sprecare combustibile. In questo modo, Ceausescu aveva azzerato il debito pubblico romeno. Anche qui, non vorrei che ci fosse già qualche emulo.

Non bisogna dimenticare poi che la polizia segreta era onnipresente, con strumenti di delazione pervasivi, con un apparato di repressione che non lasciava spazio per qualsiasi forma di dissenso. Ripensando al fatto che la Romania non ha avuto conflitti bellici per molti anni, viene in mente che l’esercito e la polizia, che in qualsiasi Paese democratico dovrebbero essere le “Forze del bene” erano diventati le “Forze del male”. Quindi, una specie di mafia legalizzata che aveva dalla propria parte anche la legittimazione legale e l’appoggio degli Stati stranieri che riconoscevano al regime di Ceausescu una dignità nel panorama delle Nazioni Unite. Un vero incubo, che terminò nel 1989 con la rivoluzione delle masse cittadine, che furono però prima massacrate dalle forze speciali di regime, che mitragliavano la folla in piazza dagli elicotteri.

Oggi, la Romania è il primo Paese europeo per emigrazione, seguito dall’Italia al secondo posto. Moltissima gente è andata via dal Paese per via della povertà, del clima, del sistema politico. Qualcuno è rimasto all’estero, ma molti sono ritornati, portando con sé l’esperienza degli anni trascorsi all’estero e importando uno stile di vita alternativo rispetto alle usanze che avevano lasciato in Patria.

Le strade non sono molto curate e lo si nota dalle molte buche in giro per la città (se Budapest viene da Buda, Bucarest viene da Buca?). I ristoranti del centro hanno prezzi ancora abbordabili per i turisti, così come i negozi, che vendono un po’ di tutto. Oggi, il ricordo di Ceausescu è lontano e la gente pare essersi abituata alla democrazia, come mi ha dimostrato il taxista che mi ha portato in albergo. Probabilmente, ha preso la patente a Roma, ma non ha trovato nessuno in tutta la città che lo avesse fermato per eccesso di tutto.

La gioventù è fatta di ragazze mediamente belle, ma di ragazzi che non sono attraenti per una donna occidentale. I modelli di comportamento mi paiono molto simili all’Italia, che deve essere stata la prima meta per l’emigrazione. Qualcuno dovrà spiegare a questa popolazione che se vogliono migliorare la propria condizione devono andare in Finlandia...

...tanto il clima non è così poi diverso. E neanche il mangiare.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(5 novembre 2012)