La penna in cockpit

Scritto da Antonio Chialastri

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In aereo si scrive tanto. Forse troppo. È necessario avere una strumentazione adeguata, tipo penna, matita, palmare, computer e quant’altro. Tutto ciò che è utile a registrare l’infinità di dati che è necessario appuntare durante un normale volo deve essere prontamente a disposizione del pilota-scrivano.

Il problema è che c’è una guerra strisciante per accaparrarsi lo strumento principale del mestiere: la penna. Il nemico del pilota, in questo caso, è il tecnico. Sale a bordo per farti firmare il quaderno tecnico e, con la scusa di una firmetta veloce veloce, si impossessa della tua magnifica penna Sheraton.

Questa era stata prelevata qualche giorno prima ad un comandante, che se l’è vista requisire poco dopo da un tecnico, il quale se l’è fatta scippare da un pilota al transito successivo, che l’ha ceduta ad un altro tecnico, al quale tu l’hai rubata ed ora, per la famosa legge del contrappasso, ritorna provvisoriamente preda dei tecnici ai quali qualche furbo comandante sta già tendendo l’ennesima trappola.

Sembra una partita di rugby. Tutto per una penna. Neanche ovale.

Ma perché tutto questo daffare per una penna? Non si può comprare? Aaggghh!!

E che scherziamo? Di penne se ne perdono almeno tre al giorno. Se fai due tratte. Altrimenti, rischi anche di più. Con la gente che gira in cockpit, è un miracolo se riesci ad arrivare a fine volo con la penna che ti sei fatto "prestare" dall’albergo. Non pare, ma il cockpit, neanche due metri quadrati, può contenere una quantità indefinita di penne perse dal pilota, e il bello è che è un fenomeno non reversibile: le penne si possono soltanto perdere, ma non se ne trova neanche una.

Quando si parla del triangolo delle Bermuda viene in mente un tipo di sparizione improvvisa, misteriosa, inspiegabile attraverso le leggi della fisica. In effetti, questo tipo di fenomeni avvengono anche in cockpit, dove la regola è l’eccezione al fenomeno dell’impenetrabilità dei corpi, uno dei capisaldi della meccanica razionale. Come definire altrimenti il fenomeno dell’evaporazione della penna?

Dinamica: il pilota poggia la penna sulla piantana. La prende per scrivere un’istruzione che gli viene dettata dalla torre di controllo. La penna, unta per gli effetti indesiderati del pasto di bordo, schizza a velocità fotonica verso il pavimento.

È la fine. Quella penna non ci sono probabilità di ritrovarla. O perlomeno, le stesse probabilità di ritrovare un peschereccio che si è perso nel famoso triangolo delle Bermuda.

(15 novembre 2009)