Jump seat

Scritto da Antonio Chialastri

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Quante volte, i passeggeri che si stanno imbarcando su un volo pieno sentono chiedere dalle persone dedicate all’assistenza del volo, i famosi agenti di rampa: “Comandante, accetta un jump?. Cos’è questo salto (jump)? E perché il comandante dovrebbe accettarlo?


Ebbene, il salto in questione, in italiano, si chiama “strapuntino”, ed è un seggiolino pieghevole a scomparsa che si può estendere ed occupare anche durante le fasi di decollo e di atterraggio. Potrebbe servire ad esempio per membri di equipaggio in addestramento in cabina passeggeri o anche in cockpit.

Infatti, non dimentichiamo che in cabina di pilotaggio sono presenti uno o due sedili in più, per permettere ad eventuali osservatori di valutare la prestazione dell’equipaggio di condotta. I famosi check, cioè gli esami di linea, consistono proprio nella presenza di un pilota esaminatore (check-pilot) che osserva, senza generalmente intervenire, come si comportano i due piloti ai comandi. Quando però non ci sono situazioni (una l’anno) di check di linea, di solito questi posti sono disponibili per accogliere del personale navigante tecnico che sta tornando a casa o andando da qualche parte.

Perché chiedono al comandante? Perché è lui che decide, in una sorta di jus primae noctis con chi stare in cabina, partendo ovviamente dal fatto che in cockpit possono stare solo piloti con il brevetto in corso di validità, oppure anche personale dell’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) oppure dell’ENAV (Ente Nazionale Assistenza al Volo), cioè qualche controllore di volo che sta facendo addestramento per vedere quello che succede nella realtà quando si emettono delle autorizzazioni radio.

Una volta, prima che i terroristi attaccassero gli Stati Uniti con degli aerei di linea dirottati da usare come bombe su obiettivi civili, i piloti usavano il jump seat per ospitare i passeggeri curiosi che volevano sbirciare in cabina di pilotaggio.

Per una strana legge statistica, la probabilità che una bella donna fosse invitata in cabina di pilotaggio aveva un diverso “addensamento statistico”. Io ero sempre equanime, nel senso che facevo venire bambini, pensionati, impiegati del catasto appassionati di volo e dotati di flight simulator, curiosi di tutti i tipi e, se proprio lo desideravano, anche belle donne. Una volta, durante un volo da Ginevra a Catania, venne una bambina a vedere il cockpit.

Dato che ho parecchi figli, conosco tutti i trucchi per far ridere un bambino piccolo e meravigliarlo con la tecnologia. Uno di questi è accendere l’annunciator panel, cioè fare il test delle luci del pannello che si trova sopra la testa dei piloti, pieno di pulsanti inutili. Sembra un po’ un albero di Natale e fa molto effetto. La bambina rimase molto impressionata, tanto che andò a chiamare la mamma. Dopo due minuti in cabina di pilotaggio c’era Miss Mondo, una donna di una bellezza tale che il copilota, dopo averla vista, si girò e selezionò una frequenza radio a caso, tanto per smaltire il nervosismo. Era un’attrice di origine slava.

Devo dire che ripensando a quei periodi, gli attentatori hanno involontariamente aumentato la sicurezza, nel senso che oggi queste distrazioni non esistono più. Nessun pilota, oggi, vola con la nuca rivolta ai finestrini anteriori.

In cabina passeggeri invece, si accetta personale che viaggia con biglietti agevolati che dovrebbe essere accolto secondo un ordine che non è stato mai chiarito fino in fondo. Anche qui, decide il comandante, il quale spesso non viene informato correttamente su chi è in lista.

Le informazioni che arrivano sono spesso ambigue, non si capisce se il personale è di compagnia o di un altro ente, se è un assistente di volo o di aerostazione. Soprattutto, sarebbe semplice inventare una procedura in cui chi prima arriva, prima parte, ovviamente a parità di grado. Altrimenti, il comandante deve decidere chi imbarcare e chi far rimanere a terra. Una sorta di nomination in cui sembra di avere un potere di vita e di morte sulle persone che a me onestamente non piace.

Ci possono essere addirittura dei casi in cui il peso al decollo dell’aereo è talmente alto che non è possibile imbarcare neanche un chilo in più e quindi i colleghi in lista di attesa devono aspettare il prossimo volo. ogni volta che capita una situazione del genere chiamo il responsabile dell’imbarco passeggeri assicurandomi che i colleghi abbiano capito che il diniego alla partenza non è dovuto ai capricci del comandante, ma ad una situazione oggettivamente critica alla quale non c’è alternativa.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(26 giugno 2013)