Italian Graffiti

Scritto da Antonio Chialastri

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Rimango abbastanza perplesso, ultimamente, nell’osservare un fenomeno particolarmente strano all’interno della cabina di pilotaggio. Le scritte sotto i porta-cartellini della cloche. Non che sia una cosa nuova, dato che risale a Cro Magnon la passione dell’uomo di imbrattare ogni superficie.

Dalle caverne ai ponti delle autostrade, dai muri alle porte dei bagni, persino la futura classe dirigente, nelle università, si sfoga con espressioni decisamente ambigue come: “RESPIRI? SEI LA MIA DONNA IDEALE” oppure quella lasciata da qualche studente di un’altra facoltà: “L’INGEGNERE NON VIVE; FUNZIONA”.

Io stesso, avendo vissuto per tanti anni un quartiere dove le scritte sui muri erano la normalità, mi sono sempre chiesto chi fossero quei ragazzetti che si divertivano ad imbrattare il palazzo di S.Lorenzo con una scritta iniziale: “Forza Roma”, alla quale il giorno dopo un altro tizio cancellava la parola Roma e aggiungeva “Merda”. Non era finita lì. Se ripassavi il giorno dopo trovavi aggiunto: “chi legge” e così via fino a circondare il palazzo di scritte per la gioia dell’amministratore che lo aveva appena ridipinto.

Onestamente, mi sono sempre immaginato dei sedicenni romanisti pieni di brufoli che si sfogano, con le loro bombolette spray, scrivendo: “BUSH SEI PIU’ INFAME DE FABBIO CAPELLO”.

Altrimenti, come spiegare le scritte sui ponti delle autostrade: “DIO C’E’”, a cui qualche buontempone ha aggiunto: “O CE FA”? Ho scoperto, con molto acume, dato che a saperlo mancavo solo io e l’authority per le comunicazioni, che la scritta indica: nella zona si spaccia droga. Così si spiegano anche le acrobazie per arrivare a testa in giù dal ponte con macchine che sfrecciano sotto a 250 all’ora. Quelle sulla corsia di marcia.

Ora, il dubbio amletico che mi assale è: perché una persona che non ha i brufoli, non è adolescente, non si droga, ma che al contrario guadagna abbastanza da permettersi viaggi, qualche donna riesce anche rimediarla, che non dovrebbe avere frustrazioni significative oltre il livello di guardia… scrive sotto i porta-cartellini, peraltro senza molto acume: “Barmalucci ce lo ciucci”?

Non su un MD 80, che potrebbe anche essere comprensibile come gesto estemporaneo dopo una giornata a Malpensa, ma su ottanta MD 80, il che richiede evidentemente un lavoro sistematico, un progetto premeditato di dire al mondo aeronautico, che ringrazia commosso, una cosa che non direbbe mio figlio alle elementari.

Non solo. Ma anche ammettendo che l’impulso alla grafomania sia irresistibile, c’è nondimeno molto materiale su cui riflettere, per uno psicologo, sulle contromisure prese. Qualcuno, che con qualche sforzo mentale potrei addirittura indovinare chi è, copre la scritta con pennarello nero, così quel vano non sarà più utilizzabile. Pare facile.

Invece no. Lui, nel giorno di riposo, va dal cartolaio, si compra un pennarello bianco e scrive, bianco su nero: “Barmalucci ce lo ciucci”. Così, se a bordo incontrate un comandante con un pennarello bianco, parlategli piano, senza contraddirlo.

Infine, un vero outsider. Signore e signori, lo sfidante, una penna che difficilmente poteva tirar fuori migliore sfida e che risponde allo pseudonimo, non so fino a che punto, di Curalla: tra il banale e il megalomane scrive solo: CURALLA C’E’.

Mi verrebbe da aggiungere: “O CE FA”.

A bordo non lo scrivo, ma qui si.

(22 novembre 2009)