Il dirottamento all'alternato -I

Scritto da Antonio Chialastri

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Quando partiamo siamo sempre orientati all’obiettivo. Vogliamo arrivare a destinazione, sia perché probabilmente lì abbiamo degli impegni, sia perché il traguardo è la meta che si prefigge chi parte. Nessuno infatti si muove giusto per muoversi; tanto meno in aereo.


Eppure, per una serie di motivi, può capitare che non sia possibile andare dove avevamo intenzione di andare. Quando siamo in aereo, questa possibilità è tutt’altro che remota. A parte una bassissima quantità di voli che non riesce a giungere a destinazione a causa di un incidente, vi è un altro motivo, meno drammatico di questo, che impedisce di atterrare al nostro aeroporto pianificato di arrivo. Sto parlando del dirottamento all’aeroporto alternato.

Tutti i voli, quando partono, dispongono del famoso piano B. Quindi, se sto andando a Milano, devo sapere che ho anche un’alternativa disponibile, nel caso in cui non possa atterrare a causa di nebbia, di temporali forti che impediscono di atterrare in sicurezza e così via. Ad esempio, l’aeroporto designato per un eventuale diversione in volo è Bergamo.

Quindi, che succede se quando arrivo a destinazione l’aeroporto è chiuso per nebbia? Posso aspettare che il temporale che si è abbattuto sull’aeroporto si sfoghi o finisco prima il carburante? Paradossalmente, potrebbe capitare che l’aeroporto di destinazione sul quale non possiamo atterrare abbia addirittura una situazione di bel tempo, come capitò a me in un viaggio come passeggero verso Catania. C’erano esercitazioni di droni (aeroplani militari senza pilota) che infestavano l’aerea di Sigonella, costringendo i poveri controllori di volo a chiudere lo spazio aereo, smistando gli aerei in arrivo verso Fontanarossa in circuiti di attesa pre-determinati, dove farli aspettare nella speranza di miglioramenti della situazione.

Il Comandante fece il suo annuncio, spiegando correttamente che il tempo di attesa previsto era superiore a quello consentito dalle riserve di carburante dell’aereo e che quindi avremmo dirottato sull’aeroporto di Punta Raisi. Una volta a terra, avremmo rifornito per ripartire alla volta di Catania.

Ho letto numerose espressioni di sconcerto sui volti dei passeggeri: “Come sarebbe a dire che non abbiamo carburante?”. È possibile, purtroppo.

In realtà, con la fortissima pressione commerciale delle compagnie aeree a risparmiare sui costi del carburante, può capitare che il pilota imbarchi lo stretto necessario per effettuare il volo, ma senza avere margini per eventuali imprevisti del genere. Quindi, è un discorso statistico. Conviene partire sempre con la minima quantità di carburante consentita dalla normativa tutti i voli e al limite.

Poi, quel giorno che capita l’imprevisto, rinunceremo ad atterrare a destinazione, andando all’aeroporto alternato. Esattamente come ha fatto correttamente il comandante del volo per Catania.

Vi sono ovviamente degli aeroporti molto trafficati come Londra Heathrow oppure Francoforte dove si sa che ci possono essere attese per congestione dei cieli, e rimane alla discrezione del Comandante aggiungere altro carburante extra per ovviare a questa quasi scontata evenienza.

Tuttavia, nel caso in cui queste attese siano particolarmente prolungate, l’equipaggio può ugualmente essere costretto a rinunciare ad atterrare a destinazione ed andare all’aeroporto alternato.

Il che, se nell'immediato appare come la soluzione di tutti i problemi, in realtà ne innesca altri... (continua)

(15 settembre 2015)