La maledizione di Alex Drastico

Scritto da Antonio Chialastri

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In un famoso monologo di Antonio Albanese, che portava sulla scena il personaggio di Alex Drastico, rimase leggendaria la maledizione del truzzo in canottiera verso chi gli aveva rubato l’autoradio. Cominciava più o meno così.

“Che tu possa diventare sordo, cieco e muto. Ma non muto per sempre. Che tu possa recuperare la parola per cinque minuti, durante i quali dirai delle cazzate che sentiranno tutti, per poi riperderla per sempre”. La maledizione non finisce qui, ovviamente. Dura almeno altri venti minuti di contumelie contro il ladro dell’autoradio.

Ho pensato ad un qualcosa di simile, quando mi sequestrarono la chiavetta della macchinetta del caffè. Proprio così: non me la rubarono, me la sequestrarono.

Era qualche anno fa, durante il corso di transizione su un nuovo aereo. Questi corsi costringono ad andare al centro addestramento praticamente tutti i giorni, dalle nove alle cinque di pomeriggio.

Si sa che andare alla macchinetta del caffè è un modo banale di socializzare, di condividere impressioni sul corso, di scambiarsi “dritte” durante le pause di lavoro. Uno dei problemi ergonomici di queste macchinette, però, è che non ti ricordano se la chiavetta che hai inserito è rimasta lì, appesa, mentre tu vai via.

Quindi, spesso si trovano delle chiavette della macchinetta ancora attaccate.

La differenza è chi le trova. Quando capitò a me, le portai al portiere del centro addestramento, per recapitarle al proprietario. Ad un mio amico, hanno consegnato solo le chiavi di casa e della macchina, tenendosi per riconoscenza soltanto la chiavetta della macchinetta del caffè.

A me successe un qualcosa che merita le maledizioni di Alex Drastico. Lasciai la chiavetta nella macchinetta del caffè, insieme alle chiavi della macchina, di casa, del lucchetto della bicicletta, manco fossi un altro S. Pietro. Andai dal custode in portineria per chiedere se qualcuno avesse riconsegnato le mie chiavi, ma l’unica cosa di cui fu capace fu chiedere la descrizione del mazzo di chiavi. Fui costretto a chiamare mia moglie per venirmi a prendere in aeroporto, cambiare le chiavi della serratura di casa, distruggere il lucchetto della bici, più altre incombenze che ti mettono di cattivo umore.

Una settimana dopo, il custode, vedendomi entrare nell’edificio mi salutò con la bella notizia del ritrovamento delle chiavi. Praticamente, cosa aveva fatto il tipo che dovrebbe rimanere cieco, sordo, muto, etc. etc.?

Ha trattenuto il mazzo di chiavi, compresa la chiavetta del caffè; l’ha utilizzata per una settimana fino ad esaurire il credito, dopodiché ha pensato bene di riconsegnarla, sentendosi, probabilmente, anche magnanimo.

Ebbene, dato che io non lancio maledizioni, ma solo Fatwa, vorrei solo che tu, pezzente nell’animo, ottenga quello che vuoi. Volevi il caffè, che non fa dormire? Ebbene, io ti auguro di tutto cuore che ti nasca un figlio bello e sano, che però non dorma la notte, come è capitato a me proprio in quei giorni, quando mio figlio Niccolò mi seviziava di notte con i suoi urli e al lavoro mi serviva la chiavetta del caffè. Che tu mi hai sequestrato.

(16 dicembre 2010)