F-35, l'aereo della polemica - IV

Scritto da Franco Di Antonio

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(segue) 4 -Affrontando lo spinoso aspetto delle polemiche ideologiche in atto, è doveroso premettere che quando si parla di ideologie ci si avventura in un campo dove tutto è vero e al tempo stesso indefinibile, purtuttavia è un aspetto rilevante delle discussioni, soprattutto mediatiche, sulla questione F-35.


Sintetizzando, sono molti a sostenere, semplicemente: “Non acquistiamo aerei costosi e spendiamo quei soldi in opere di bene”. D'altro canto, e questo potrebbe essere questo l’inizio del discorso sulla filosofia di deterrenza con cui tutti i paesi del mondo mantengono un apparato militare e con il quale rispondono alle polemiche gli addetti ai lavori,“si vis pacem para bellum”.

Se, come diceva Sun Zu, l’esercito migliore è quello che vince le guerre senza combatterle (e la NATO, con l’esito della “guerra fredda” ha dato una delle dimostrazioni di questo concetto), per non dover combattere, bisogna avere un’adeguata capacità di deterrenza, che deriva dalla disponibilità di uno strumento credibile, unita alla palese capacità politica di ricorrervi, anche se solo in caso di estrema necessità.

Da molte parti si sostiene, “polemicamente”, aggiungendo che le forze armate sono un ordinamento costituzionale dello Stato Italiano, ed hanno a capo il Presidente della Repubblica. Quindi, posto che per costituzione dobbiamo avere delle Forze e persino Armate, ne consegue che un'Aeronautica senza aerei, una Marina senza navi, un Esercito senza carri armati, non soddisferebbero il dettato costituzionale e sarebbero un vero dispendio ingiustificato. Di solito i pacifisti meno indottrinati citano come risposta l'Art. 11 della costituzione, gridando: L'Italia ripudia la guerra!

Alleghiamo la scrittura integrale dell’Art. 11 della Costituzione che in verità dice qualcosa di molto diverso: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; (il punto e virgola arriva solo qui, e vuol dire per altro che il discorso non si interrompe...) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Vuol dire, immaginiamo, che se uno fa parte di NATO, ONU, UE ecc. deve poi anche dare corso alle implicazioni che comportano le adesioni a tali organizzazioni, fino a consentire la “limitazione di sovranità”!

Si può essere anche convinti di poter essere inseriti nel consesso del pianeta disarmati ed anche unilateralmente, però la logica conseguenza è chiedere un cambiamento della costituzione in tal senso, non un disarmo strisciante e senza decisioni parlamentari semplicemente intervenendo sulle commesse militari ed in special modo sull’F-35.

Per quello che mi riguarda il dubbio è di carattere prettamente operativo: sarà l'F-35 in grado di fare quanto promettono i progettisti? Personalmente non ne sono sicuro, perché gli aerei che fanno un sacco di cose, storicamente le hanno fatte sempre tutte male, ma naturalmente non sarebbe la prima volta che la forza armata è costretta a gestire aerei problematici. Spero che lo sviluppo del software (ci vorranno almeno tre-cinque anni), dissipi questi miei dubbi, ma certamente non ho dubbio alcuno che se uno deve avere un'aeronautica, questa deve avere aerei efficienti ed efficaci.

Quando si parla di strumento militare occorre ovviamente partire dalla situazione strategica, dalle sue possibili evoluzioni e dalle capacità operative che in tali ambienti si ritiene di dover possedere. In conclusione, per una forza aerea c’è l’esigenza di coerenza e coordinamento tra la teoria strategica e la dotazione tecnologica, in questo sono naturalmente di vitale importanza i mezzi di cui si dispone, con i quali si persegue lo scopo di agire non solo a difesa del territorio ma anche in profondità o in aree al di fuori dello schieramento nazionale (come vuole la Costituzione). Ciò è vero tanto per la componente schierata su basi terrestri quanto per quella imbarcata.

A rigor di logica la difesa del territorio nazionale non dovrebbe essere parte della polemica, ma anche qui il numero e la qualità dei mezzi non sono variabili indipendenti. (Fine)

(14 febbraio 2015)