E' finita l'aranciata?

Scritto da Ivan Anzellotti

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L'Europa che a fatica riesce a mandare avanti la propria economia vede nel settore aeronautico delle controtendenze molto promettenti: le compagnie aeree low cost guadagnano milioni di euro, si espandono e aprono nuove basi. Uno dei leader di questo successo è la compagnia inglese EasyJet.


Famosa per la filosofia aziendale ispirata all'Orange Spirit (un curioso mix di humour, senso di appartenenza, gusto per l'innovazione e per le sfide, sfacciataggine e passione. NdR), la compagnia "arancione" anche nei colori sociali ha appena annunciato un anno di profitti come mai prima.

Eppure qualcosa di strano sta succedendo in questi giorni. E se apro il giornale, leggo su una pagina le celebrazioni del CEO di Easyjet Carolyn McCall, e su quella di fronte che i piloti delle varie basi entrano in sciopero. Poi vedo che Easyjet ha aperto le assunzioni per centinaia di piloti, ma se parlo con amici e colleghi mi dicono che tantissimi stanno invece dando le dimissioni per trasferirsi in altre compagnie in giro per il mondo.

Ma l'Orange Spirit? Secondo questa filosofia i dipendenti sono tutti una grande famiglia. I rapporti tra manager e naviganti sono improntati sul rispetto reciproco e il riconoscimento del contributo che ognuno può dare alla compagnia per migliorarla ed eccellere e soprattutto sulla condivisione dei successi tra tutti i dipendenti. Ed è vero! se lo domandate a chi vola in EasyJet da anni ne avrete la conferma. Ma allora perché proprio nell'anno dei record nei guadagni i piloti sono scontenti?

L'aviazione ha ormai più di cent'anni ed è fatta di storia, tradizioni, pionieri e una enorme cultura che ci si tramanda da generazioni di piloti e non solo, anche di manager. Invece sembra che da un paio di anni dell'Orange Spirit sia rimasto solo il nome, che peccato. Non c'è più voglia di condivisione da parte del management, anzi, una revisione globale dei contratti realizzata di recente ha distrutto quanto di buono era stato fatto in passato, proprio quando la compagnia sta guadagnando a dismisura.

E non si tratta solo della parte economica, ma di un metodo ormai consolidato di cambiare regole e non rispettare patti e promesse che in un ambiente professionale come appunto quello aeronautico non può funzionare, perché quando manca il rispetto i piloti vanno via. Ma questo può non essere un problema: per ogni pilota esperto che lascia c'è un "cadetto" disposto a pagare migliaia di euro pur di entrare in questo affascinante mondo volante.

Allora ci si chiede se le low cost siano delle compagnie aeree o delle scuole di volo. Una volta l'ho chiesto a un comandante che occupava un posto molto in alto nella gerarchia aziendale, ma non ho ottenuto risposta, e la cosa triste è proprio vedere comandanti che lavorano insieme al management per impoverire le condizioni di lavoro dei piloti stessi, come se loro non lo fossero più.

In genere, quando una squadra di calcio inizia a perdere, si cambia l'allenatore non i giocatori, chissà se Ms. Carolyn leggerà mai questa pagina... prima che sia troppo tardi.

(30 novembre 2013)