Scritto da Massimo Gismondi
Su queste stesse pagine di Manuale di Volo, Antonio Chialastri chiudeva pochi giorni fa l’articolo “Oltre ogni limite” ponendosi (e ponendoci) la fatidica domanda: “How much is too much?”... quando è che il troppo diventa veramente troppo?
Domanda, oltre che lecita, anche molto profonda, in quanto la fatica non dà segnali univoci e quindi chiari, anzi spesso la persona affaticata, ma carica di adrenalina, ha come l’impressione di essere in perfetta forma, sveglia e reattiva come se avesse appena terminato un profondo e lungo sonno ristoratore e, quindi, è incapace di valutare gli effetti che la stanchezza può avere sul suo rendimento.
Sensazioni fallaci, quindi, che, nel momento critico, come quello del caso dell’incidente di Guantanamo Bay citato nello stesso articolo, conducono all’incidente.
Per tornare all’argomento principale, però, dobbiamo dire che la domanda ha avuto una prima risposta attraverso l’approccio scientifico dello studio “Scientific and Medical Evaluation of Flight Time Limitations” della Moebus Aviation, presentato oramai da più di un anno all’EASA ed ancora inascoltato.
Questo studio è stato condotto da un gruppo di studiosi indipendenti di varie nazioni europee (UK, Germania, Francia, Svezia e Olanda) nell’intenzione di valutare solo alcune delle regole contenute nella Subpart Q dell’EU OPS.
Lo studio, in particolare, ha cercato di valutare, in un’ottica scientifica, la congruità di 18 gruppi di regole e disposizioni con l’obiettivo di mitigare la fatica ed aumentare la sicurezza delle operazioni di volo.
Le 18 aree riguardano:
Anche se il rapporto finale conclude che non sempre è possibile dare dei limiti precisi ad ogni situazione, è comunque molto interessante leggere alcune delle conclusioni a cui il team di esperti è pervenuto, ed è questo che andremo prossimamente ad esaminare.
Leggi la prima e la seconda parte dell'articolo.
(8 gennaio 2010)