Leadership e dintorni

Scritto da Antonio Chialastri

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Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo...


Questo è solo un  passaggio, forse il più noto, del XXVI canto dell'Inferno di Dante. E' Ulisse che parla, e racconta la propria storia, e poco prima aveva così parlato di sé stesso: né dolcezza di figlio, né la pieta/ del vecchio padre, né ’l debito amore/ lo qual dovea Penelopé far lieta,/ vincer potero dentro a me l’ardore/ ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto,/ e de li vizi umani e del valore;/ ma misi me per l’alto mare aperto.

Il Sommo Poeta lo mette in uno degli ultimi gironi dell'Inferno, quelli per i peccatori che si sono macchiati di colpe gravi, e in particolare tra i consiglieri fraudolenti, in primo luogo /ma non solo) per la famosa storia del Cavallo di Troia. In realtà, Ulisse è il prototipo del vero leader, curioso, indomito, capace di guidare e motivare i suoi compagni fino a spingerli oltre le Colonne d'Ercole.

Quando sento parlare di leadership ho spesso l’impressione che si tenda spesso a veicolare il messaggio che chiunque può diventare un leader grazie all’applicazione di ricette pre-confezionate:  un pret-a-porter che chiunque può indossare per guidare altri uomini. In realtà i corsi che ho frequentato, anche come pilota e comandante, sono più rivolti a creare dei capi poco fastidiosi, meno stupidi di quello che sarebbero lasciandoli soli ad esercitare il potere senza controllo. Aristotele diceva: "Il potere rivela l'uomo" e mai frase fu più azzeccata. I capi possono fare dei danni. I leader pure.

Solo che nel secondo caso, la rovina che deriva dall'aver seguito i leader è frutto di una scelta dettata dall'amore per il leader. E' la passione che prevale sulla ragione, perché non è nient'altro che il salto nel buio, l'addentrarsi laddove nessuno è mai andato, la scommessa con il futuro che ha poche probabilità di vincita. Leader come Ulisse, ma anche Garibaldi, Napoleone, Cesare, Alessandro Magno, non sono solo condottieri, sono anzitutto uomini che cercano sé stessi e sono amati per questo. Guardano avanti, non cercano consenso. Non si preoccupano se qualcuno non condivide il loro percorso, perché è un percorso unico. Nessuno potrebbe mai replicare la vita di Garibaldi, semplicemente perché è un assurdo statistico. Sarebbe come passare tutti i giorni al semaforo con il rosso a duecento all'ora e pensare di morire nel proprio letto a 74 anni.

Lì ci è arrivato solo lui, perché non ha seguito nessuno. Una persona che frequenta un corso di leadership, sta seguendo qualcuno e quindi per definizione è un follower.

Essere leader è costruire una propria biografia, che non è uguale a quella di nessun altro. Come scriveva Machado: "Caminante, no hay camino. Se hace camino al andar". Se qualcuno vi sta indicando la strada per diventare dei leader, sappiate che al termine di quella strada troverete qualcun altro che ci è arrivato prima di voi...

...e senza ricette.

(3 febbraio 2018)