Dove andiamo?

Scritto da Antonio Chialastri

Stampa

Stiamo assistendo ad una tendenza di lungo periodo in cui le spinte industriali tendono sempre più a ridurre un professionista in un mestierante, sostituendo parte delle sue competenze specifiche con surrogati elettronici che fungono da ridondanze sistemiche.

Il messaggio sintetico potrebbe suonare così: la sicurezza dipende sempre più dai sistemi e sempre meno dalle persone. Da lì, la compressione dei costi del lavoro, dovuti a tanta concorrenza e poca specializzazione.

Io credo che proprio il fare cultura, il saper articolare le proprie ragioni, rappresentino l’antidoto a queste tendenze di lungo periodo. E questo si può fare articolando un pensiero alternativo a quello che ci stiamo auto-imponendo a causa di yes men che per mirare alla carriera, individuale, distruggono la professione, che è un bene collettivo.

Qui interviene un argomento di cruciale importanza nel delineare i contorni della professione e dell’importanza che essa riveste nel sistema del trasporto aereo.

Una professione più curata, più coltivata, rappresenta una risorsa in più anche per il datore di lavoro. Lo capì bene Ford, quando insieme a Taylor, portò in auge il sistema della catena di montaggio e dell’ottimizzazione della prestazione lavorativa. Dalle catene di montaggio Ford, esempio di politica industriale seguito negli anni a venire nel campo automobilistico mondiale, uscì fuori il famoso modello T (il suo motto: “di qualsiasi colore, purché nera!”), clamoroso successo commerciale che contribuì alla motorizzazione dell’America e alla diffusione del benessere da questa portato.

Così, in pieno sviluppo industriale, ci si accorse che una forza-lavoro più motivata, con una identità ben delineata, era una risorsa imprescindibile per aumentare la produttività e per resistere anche ai tentativi di destabilizzazione politica posti in essere dai movimenti operai di inizio secolo in America.

La forza lavoro dei piloti, per intrinseca formazione caratteriale, tende ad ottimizzare la prestazione, a pretendere sempre il massimo dal proprio operato, coinvolgendo i collaboratori a produrre di più e meglio.

Non ultimo, un imprinting di tipo militare tende a favorire fenomeni di efficienza del risultato anche in concomitanza con ambiente di lavoro non ottimale.

Avere personale fortemente orientato al target produttivo è qualcosa che oggi le aziende di tutto il mondo stanno cercando di ottenere attraverso costosi e lunghi processi di formazione.

Tra i piloti, questa dote nasce quasi spontaneamente e bisogna impegnarsi notevolmente per demotivare un pilota e farlo lavorare male.

Dunque, vi sono delle “convergenze parallele” tra associazioni professionali e aziende di trasporto, qualora ci si concentri sull’innalzamento della qualità dell’addestramento e della formazione culturale fornita al pilota medio.

Ognuna per conto suo lavora indipendentemente dalla controparte, quando, in effetti, si potrebbe creare della sinergia e ottimizzare in molti modi la produttività del personale navigante, ottenendo più efficienza, meno sprechi, maggiore soddisfazione per il singolo, ottenuta attraverso una migliore qualità della vita.

Pertanto, pur avendo intravisto alcuni indizi che ci fanno capire quale è la tendenza di medio periodo nel nostro campo, non dobbiamo tuttavia scoraggiarci, poiché la storia non si può prefigurare a priori. Niente è scritto in anticipo. Dipende solo da quanto e da come sapremo far valere le nostre ragioni per mantenere lo status conquistato in quasi cento anni di aviazione e di quanto i nostri interlocutori sapranno cogliere questa opportunità.

Sono convinto che molti piloti abbiano questa sensazione, ma non sono in grado di esplicitarla. Questo vale non solo per il contesto aereo italiano, ma anche per l’aviazione mondiale.

Per tornare alla domanda di partenza: “Cos’è, infatti, che rende pilota un pilota?”, siamo ora in grado partire per analizzare le cause della situazione attuale, di individuare percorsi alternativi, di esprimere un pensiero che faccia da polo di riferimento.

(13 gennaio 2010)