I four bodies

Scritto da Antonio Chialastri

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Uno degli ambiti ai quali abbiamo accennato riguarda il core business della professione: l’addestramento. L’addestramento è la spina dorsale del pilota. Nascosta, ma necessaria. L’addestramento è difficilmente misurabile, poiché viene impartito per affrontare situazioni che, fortunatamente, non accadono nella routine.

Il paradosso è che nell’industria aeronautica si spendono quantità impressionanti di soldi per addestrare gli equipaggi per eventi che capitano relativamente di rado. Ci si allena per tutta la vita per affrontare un evento statisticamente improbabile.

Eppure, in quel preciso momento esce fuori il comandante, colui che porta a termine il volo in sicurezza. Tanto che si può dire che noi non guadagniamo 5000 euro al mese, ma 60000 euro per un volo l’anno, volo in cui abbiamo la consapevolezza che solo grazie alla nostra competenza (conoscenza, più esperienza e qualche volta fortuna) siamo riusciti a portare l’aereo a terra in sicurezza, a volte senza che nessun passeggero si accorgesse di niente.

Essere addestrati significa non soltanto riuscire a rispondere alle sfide del sistema, e delle mille variabili in esso contenute, secondo uno schema acquisito e consolidato, ma anche essere pronti a cambiare i propri modi di operare in funzione del contesto operativo, secondo una flessibilità che ci consente di agire in modo strategico per ottenere l’obbiettivo.

L’apprendimento, per noi, non finisce mai.

Non solo. Ma le fonti dalle quali apprendiamo non saranno soltanto le pubblicazioni, nelle quali è incluso meno del 30% di quello che succede, ma dai racconti degli altri, dalla propria esperienza e alcune volte anche dalle domande che ci fanno vedere un vecchio problema sotto una luce nuova.

Allora, fino all’ultimo volo che precede la pensione, il super comandante che ne ha viste di tutti i colori può imparare qualcosa dall’ultimo copilota che è stato abilitato in linea con poche ore di volo.

Sono stato personalmente testimone di un grave errore commesso da uno di questi super comandanti proprio all’ultimo volo della sua carriera.

Lo definisco un super pilota non in senso ironico. Era proprio bravo, ma aveva capito male una autorizzazione per la partenza da Milano e durante la fase di decollo si sentì chiamare con voce concitata alla radio dal controllore di torre che gli intimava di virare immediatamente per evitare un conflitto di traffico con un altro aereo che stava percorrendo la stessa rotta.

Quell'errore era dovuto ad un tipico equivoco che si ingenera negli aerei dove sono presenti più membri di equipaggio oltre ai due minimi richiesti. Il paradosso dei “four bodies”, prevede che, quando non è ben chiaro quali siano i compiti assegnati ad ognuno all’interno di un cockpit, alla fine ognuno crede che qualcun altro lo abbia fatto, portando all’errore.

In sintesi, i four bodies sono: everybody, anybody, somebody, nobody.

La storiella recita che “everybody must do it” (“ciascuno deve farlo”), ma “anybody can do it” (chiunque lo può fare), e sebbene “somebody could have done it”(qualcuno potrebbe averlo fatto), “nobody did it!” (“nessuno lo ha fatto!”).

(10 marzo 2010)