Gli esami non finiscono mai

Scritto da Antonio Chialastri

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Così diceva Eduardo De Filippo... e così dice il pilota medio. Unici nel panorama nazionale, dobbiamo accettare tre esami l’anno, più una serie di occasioni addestrative dove la performance richiesta non può essere al di sotto di una certa soglia.

Due check al simulatore, un check in linea, più vari passaggi macchina dove si deve studiare con dei ritmi sconosciuti in tanti altri ambiti pedagogici come ad esempio le Università. Anche qui è strano che l’Autorità non disponga analoghi esami periodici per ferrovieri, tranvieri, marittimi e camionisti. Solo i piloti sono tenuti sotto osservazione continua.

Ci sarà, forse, un motivo che noi non vediamo più, ma che nella percezione sociale ci pone sotto la lente di ingrandimento per il ruolo fiduciario che ci viene implicitamente assegnato? Perché dobbiamo dimostrare di essere all’altezza della situazione con controlli continui, quando per tutte le altre categorie di trasporto non viene richiesto nulla?

Eppure se guardiamo i numeri complessivi degli incidenti, il settore aereo è quello che, sia come numero assoluto, sia come percentuale rispetto all’esposizione al rischio, è quello con il miglior bilancio. Un mestiere non incorre in questi obblighi. Solo una professione ha come requisito questa continua dimostrazione di adeguatezza.

La preparazione agli esami, per i piloti, avviene attraverso lo studio dei manuali e della documentazione ufficiale nel tempo libero. Dall’esito dell’esame dipende anche la validità della licenza di pilota. Non da ultimo, bisogna ricordare che in caso di esame negativo, vi sono conseguenze pesanti per il pilota. Infatti, se il primo esame non ha esito positivo, il pilota viene sottoposto ad addestramento supplementare, dopodiché effettua di nuovo il check. Se anche questo è negativo, vi è inizialmente la sospensione dal servizio e in casi estremi anche il licenziamento.Non credo che esistano altri lavori dove la dimostrazione di adeguatezza professionale abbia norme così stringenti.

Il pilota è abituato a questo tipo di selezione, poiché già nella scrematura iniziale vi sono filtri a maglie molto strette. Solo una minima parte di coloro che si presentano alla selezione psico-attitudinale verranno scelti per iniziare il loro percorso addestrativo. Quanti altri ambiti necessiterebbero di una scrematura psico-attitudinale iniziale?

Pensiamo solo ai giudici, dove la preparazione teorica deve essere accompagnata da una predisposizione caratteriale all’equità, alla serenità di giudizio, alla ricerca dell’oggettività come forma mentis. Oppure a chi porta armi, a chi ha la responsabilità delle vite altrui nell’esercizio del proprio lavoro.

La caratteristica fondamentale del processo di formazione di un pilota è che ad ogni step formativo, come la parte teorica, con i suoi molti esami, la parte pratica, con i suoi esami in volo, vi è la possibilità di interrompere il proprio cammino verso l’obbiettivo della licenza di pilota di linea. Ciò vale ovviamente in alcuni ambiti come l’Aeronautica Militare oppure la prestigiosa Scuola di volo Alitalia che formava i piloti ab initio agli albori degli anni ’90.

Dato che i costi per formare un pilota sono elevatissimi, basti pensare al carburante utilizzato per le missioni, i costi degli istruttori, della programmazione dell’attività, della manutenzione degli aerei, etc. vi sono dei limiti posti che rappresentano delle tappe intermedie che devono essere soddisfatte per esigenze di bilancio. Se pensiamo ad un altro contesto formativo come ad esempio l’Università, ci pare inconcepibile che uno studente, solo perché ha avuto la giornata storta e non ha superato l’esame, non possa continuare il suo curriculum universitario. In aviazione invece è così. Un esame sbagliato e sei fuori, soprattutto nelle fasi iniziali.

Ancora una volta, ciò non vale per chi paga per i propri brevetti ed ha tutto il tempo a disposizione, con la possibilità di ripetere senza sosta fino ad arrivare all’agognato traguardo. Così come si dice per la musica, il volo è per molti, ma non per tutti, perciò ci sarà chi proprio non arriva a certi livelli richiesti dalla normativa e si rassegna a non essere un pilota professionista, dilettandosi con i piccoli aerei da turismo. Anche quelli danno le loro soddisfazioni.

(21 aprile 2010)