Holding pattern

Scritto da Pietro Pallini

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Quando un passeggero riferisce di "essere stato mezz'ora a girare in tondo sull'aeroporto prima di atterrare", sta senz'altro parlando di un circuito di attesa in volo.

holdingDetto in inglese holding pattern, (e più comunemente holding), è costituito da due tratti rettilinei di un minuto raccordati da due virate di 180°: una sorta di pista per le corse dei cavalli (e infatti in America lo chiamano anche horse rack track) che serve a "parcheggiare" gli aerei quando, per una qualsiasi ragione, siano sorti all'aeroporto di destinazione dei ritardi.

E' generalmente attestato su una radioassistenza (VOR o NDB, rappresentata nel disegno dal punto rosso), ma può essere anche definito da un incrocio di radiali o da un fix (radiale + distanza).

Quando si percorre una holding si devono rispettare precisi limiti di velocità, così da limitare sia la lunghezza dei due tratti rettilinei (inbound e outbound) che il raggio delle virate, consentendo così di restare all'interno di una porzione di cielo ben definita (buffer area) e completamente sgombra da ogni altro traffico.

Ogni holding ha diversi "piani", ognuno separato da quello immediatamente sopra e sottostante di 1000 piedi (300 metri): si creano così quelli che comunemente si chiamano stack, dove in certi momenti si trovano a girare molti aerei. Mano a mano che quelli più bassi vengono autorizzati all'atterraggio, gli altri vengono fatti scendere a quote più basse, in attesa del loro turno per l'avvicinamento.

Il sempre più massiccio uso del radar consente oggi ai controllori di intervenire già da qualche centinaio di chilometri prima della destinazione impartendo ordini di direzione e velocità agli aerei, in modo di sequenziarli correttamente senza ricorrere all'uso dei circuiti di attesa.

Tuttavia in certe condizioni particolarmente severe (neve, nebbia, traffico intenso) può capitare ancor oggi di dover "entrare in holding". Quando questo accade, il controllore comunica al pilota anche il tempo stimato di attesa, così che possa tenere in debito conto l'autonomia residua del suo aereo.

(19 aprile 2011)