La “felicità” e i sistemi complessi - I

Scritto da Silvana Lovera

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I - Dopo il triste evento occorso al volo Germanwings 9525 si sente sempre più spesso disquisire sulla necessità di intensificare i controlli psicologici e psichiatrici da effettuarsi, in particolare, sul personale navigante tecnico.


Alcuni medici, in seguito a questo accident hull-loss, nelle more di eventuali cambi sui protocolli di controllo della salute psichica, sembrano soffermarsi con più solerzia, rispetto al passato, sul vissuto emotivo dei piloti: “Sei felice”?

Come se d’improvviso anche il medico di base sentisse su di sé una sorta di mandato sociale, una pressione che lo spinge a captare con un ipotetico sesto senso, attraverso questa semplice domanda, un malessere psicologico nascosto, a rilevare un disturbo dell’umore o della personalità, insomma un caso psichiatrico e slatentizzarlo, così d’emblèe.

La domanda sulla felicità da parte del medico di base è senz’altro lecita, chi sta bene non ha difficoltà a rispondere, in soggetti sofferenti invece potrebbe contribuire a far cedere eventuali difese traballanti e far emergere stati di malessere presenti nella sfera del conscio. A quel punto la persona, confidandosi, è già in parte pronta a farsi carico della fase successiva per entrare eventualmente, volontariamente, in un setting di lavoro psicologico.

Non siamo affatto sicuri che la stessa domanda possa avere alcuna valenza su chi abbia resistenze e meccanismi di difesa rigidi, stereotipati, inconsci o voglia nascondere coscientemente un malessere pervasivo, celato per le più svariate ragioni, o ancora su chi sia già preda di un disturbo psichiatrico avverso per l’attività di volo, e non possa esserne conscio proprio per il suo stato, per la sua condizione medica.

Psicologia e psichiatria, c’è ancora qualche pregiudizio e confusione su quali siano le competenze distintive, su chi fa cosa, gli strumenti d’intervento comuni, quelli invece peculiari, sull’utilità ecc…

La psicologia scientifica è nata nel 1879 ed è frutto di studi e ricerche, da non confondere con la psicologia ingenua o naive. La psichiatria è una branca di specializzazione della medicina. Inoltre la psicologia ha diversi indirizzi: psicologia clinica, la psicologia del lavoro e delle organizzazioni ecc… senza contare le specializzazioni post-lauream in psicoterapia in o in psicanalisi ecc…

Non sarò io oggi in questa sede a dare ulteriori ragguagli su queste due discipline scientifiche ma vorrei proporre su questo portale di cultura aeronautica seguito anche dai non addetti ai lavori, un punto di vista più articolato che tenga conto della felicità di un lavoratore in un sistema complesso, come può essere una compagnia aerea, nel nostro caso, una cosiddetta HRO (High Reliability Organization).

Ma cos’è felicità?

In psicologia viene definita come un’emozione complessa un sentimento di gioia e benessere che pervade il proprio sentito più intimo rispetto al modo di percepire il proprio sé, e/o rispetto alla famiglia di origine e/o di acquisizione, e/o al proprio gruppo sociale/amicale di appartenenza, e/o rispetto alla propria relazione di coppia, e/o al proprio clima lavorativo, e/o la propria salute ecc…

Come si vede, dunque, ci sono molti ambiti in cui si può provare un senso di felicità o viceversa percepire un certo grado d’infelicità.

L’infelicità può sia impregnare in modo più o meno duraturo le strutture e i processi mentali deputati alla percezione affettiva di sé e del mondo, trasformandosi potenzialmente in patologia a seconda anche dell’eziogenesi e della durata, sia rimandare ad uno stato umorale affettivo di malessere temporaneo normale, dovuto a cause contingenti. (continua)

(6 maggio 2015)