Processi cognitivi, emozioni e stress

Scritto da Isotta Ognibene

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Ho dato risalto a parole come “rimanere lucidi”, “consapevoli”, “paura”, adrenalina”, “emozioni” perché lo Human Factor è uno studio multi disciplinare che vede coinvolte le scienze naturali, prima fra tutte la psicologia, e più precisamente la psicologia cognitiva.

Come nuovo approccio allo studio della mente, l'importanza del cognitivismo si manifesta verso la fine degli anni ‘60 dello scorso secolo, dopo la pubblicazione del libro “Psicologia cognitivista” di Ulric Neisser, a partire dal funzionalismo. I processi cognitivi, che consentono agli individui di percepire, comprendere, comunicare con gli altri e risolvere problemi, vengono così messi in relazione a fattori quali esperienza, attitudine, motivazione e coinvolgimento emotivo.

Anche le emozioni acquisiscono valore cognitivo, e diventa così importante definire cosa è un’emozione, e a cosa serve; e quali sono le teorie che si sono sviluppate intorno a questo “movimento straordinario che agita il corpo e lo spirito”. Emozioni viste in un primo momento come ostacolo all’agire intelligente, ma poi riconosciute importanti per il contributo che offrono ai processi cognitivi.

E poi lo stress, il vero elemento che influenza e provoca importanti cambiamenti nelle abilità cognitive, con le sue origini e il ruolo che esercita nella vita di tutti i giorni. L’ambiente aeronautico è fortemente caratterizzato da numerosi stressori che possono incidere negativamente sullo svolgimento del lavoro, e in aviazione lo stress incide su abilità cognitive come la memoria, l’attenzione, la capacità decisionale e la comunicazione.

Per approdare infine alla disciplina dello Human Factor, al suo riconoscimento a livello internazionale da parte dell’International Civil Aviation Administration (ICAO), per parlare di come le compagnie aeree hanno riscontrato l’importanza di far conoscere agli addetti ai lavori le conseguenze delle loro azioni attraverso l’istituzione dei corsi di CRM, che sono la risposta concreta per instaurare una corretta cultura organizzativa al fine di elaborare comportamenti, strategie di decisione ed opportune raccomandazioni atti a correggere i fattori che contribuiscono al passaggio da una situazione critica all’incidente.

Corsi che, basandosi su fatti realmente accaduti, affrontano argomenti differenti; corsi improntati al rispetto del ruolo, alla comunicazione collaborativa e ad una critica costruttiva, che coinvolgono tutti coloro che contribuiscono, con il loro lavoro, a rendere un volo un esperienza sicura.

Tuttavia ancora molto può e deve essere fatto. L’analisi analitica degli eventi lascia un prezioso insegnamento, ma ciò che emerge è che situazioni cosi stressanti provocano, il più delle volte, una degenerazione emotiva; questa, intralciando le abilità cognitive, genera un comportamento errato perché non fa vedere le cose secondo la giusta prospettiva, e si propaga innescando reazioni a catena difficili da gestire.

La componente emotiva è uno di quegli argomenti su cui si sta lavorando da minor tempo perché da poco si è consolidata l’idea secondo cui è limitativo voler addestrare l’uomo a pensare come una macchina; bisogna addestrarlo a conoscere la macchina e a conoscere se stesso e gli altri in modo da non temere le reazioni emotive, ma di gestirle ed usarle come alleate.

La materia è inserita in un contesto in cui si parla di cultura, di filosofia comportamentale, di atteggiamenti e processi cognitivi. Un contesto che porta a risultati visibili solo nel lungo termine. Per accelerare il processo potrebbe essere utile inserire nei corsi nuovi argomenti che analizzino più a fondo questa componente e che insegnino a non interrompere la collaborazione tra la testa e il cuore.

(11 febbraio 2012)

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