Per non perdersi

Scritto da Stefano Sartini

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Dove eravamo rimasti? Ah sì: ai primi voli da solista, davvero una bella sensazione. Nel frattempo, e nonostante la stagione decisamente “freschina”, il mio personale CoCoA (Corso Conseguimento Attestato, gli acronimi si sprecano nel mondo del volo) prosegue più spedito del previsto.


Giovedì: “Ciao Comandante, domani è bello, che si fa?”
Lui: “Dai, vieni su che ci divertiamo!”
Io: “Lo immaginavo, ma che facciamo?”
Lui: “Ormai sai navigare a vista no?”
Io: “Come no, cazzo la randa e tutto il resto, l’ho visto in TV da Luna Rossa!”
Lui (che è anche lupo di mare): “Somaro, pianifica uno stimato Gubbio - Gualdo Tadino - Gubbio, così ti alleni ad atterrare in un’altra aviosuperficie che oltretutto è anche in leggera pendenza e monodirezione: ti farà bene!”
Porcaccia! Lo sapevo che dovevo studiare il capitolo “Pianificazione e Navigazione Stimata”, ma ho sempre da fare e mi sembrava cosa facile, e dai che lo faccio dopo, tanto c’è tempo….

OK, primo problema: non ho ancora le carte aeronautiche da diporto in uso per il volo a vista (VFR, Visual Flight Rule); poco male, rimedio con San Google Earth, zoommo fino ad avere un ingrandimento circa 1:250.000, quello che si usa nelle carte di navigazione, e mi metto a cercare dei fix (punti di riporto e controllo di rotta) facilmente individuabili per poter pianificare delle tratte corte a prova di pivello. Con il righello del software traccio i singoli segmenti e annoto l’orientamento di prua, distanze e tempi di percorrenza, trasformo in mappa e trasporto i dati: rotte di andata in basso e ritorno in alto, così non mi confondo. Il piano di volo casareccio è pronto. Poco dopo ho scoperto che esiste www.pianificavfr.it , un simpatico sito che serve proprio a questo!

Venerdì, ore 16.00. Pronti? Via. Tutto motore, stacco veloce e prua a 95 gradi in direzione dello svincolo stradale di Padule, il primo fix.
Io: “Mi guardi tu l’orologio?”
Lui: “Non ce l’ho, guarda il tuo”,
Io: “Mai avuto un orologio, userò quello del Digifly di bordo”
Lui: “E’ spento, finite le pile nel volo precedente”.
Fortunatamente le tratte sono così corte che da ogni fix con la prua giusta si vede il successivo, quindi 138 gradi e via verso lo svincolo della superstrada (e meno male che la bussola non ha bisogno di batterie!).

Con una velocità di crociera intorno ai 90 Km/h  arrivo in fretta ad avere il riferimento ben in vista davanti a me, quindi decido di accorciare virando a sinistra per tagliare l’angolo di 90° e arrivare prima sulla superstrada con prua 234°. Ora però il riferimento successivo è una strada secondaria che forma un sottopasso con la superstrada e non riesco a trovarla. Ricordo anche che in prossimità doveva esserci un cimitero... dovrei vederlo: si riconosce un cimitero!

Lui (mettendomi la mappa davanti agli occhi): “Ricordati che hai tagliato: i riferimenti chilometrici e temporali sono saltati. Guarda a destra, a ore quattro.” Mi giro e vedo un cavalcavia. Orcavacca! Non era un sottopassaggio, ma un cavalcavia! Viratona per mettere la prua a 118° e comincio a cercare la pista.

Ora, se trovare un aeroporto non è difficile, scovare una striscia d’erba in mezzo a campi d’erba, segnalata solo da una manica a vento, quando non c’è vento potrebbe rivelarsi non facile... almeno, senza conoscere il luogo. Oggi i moderni ULM sono equipaggiati di GPS molto precisi, ma il deltamotore rappresenta un altro modo di volare, un po’ più romantico dal mio personale punto di vista, e mentre penso ai miei pensieri, mi appare un capanno con manica a vento: obiettivo raggiunto. Non c’è nessuno, imposto per pista 20 e atterro in salita morbido morbido.

Al ritorno decidiamo di non seguire la ormai nota pianificazione casalinga e impostiamo un diretto per goderci un po’ di colline, monasteri e vecchi casolari, ma con finale a sorpresa: via il motore nel tratto sottovento e puntare subito alla pista per simulare un guasto al motore a bassa quota.

Questo significa impostare il finale con un’unica virata che conduca direttamente in pista, livellando solo poco prima di appoggiare le ruote e senza perdere velocità.

Lui: “Promosso, vai a fare un giro da solo, ma ricordati che quest’ala è più piccola di quella che usavamo prima. Prendi un finale molto lungo e concentrati a non tirare la barra, mi raccomando, controllalo senza tirare la barra”.

OK, devo ricordarmi due cose: non tirare la barra e comprare un orologio!

Ce la posso fare.