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C'è davvero bisogno dei body scanner?

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(segue) L’11 settembre 2001 alcuni aerei di linea statunitensi si trasformano improvvisamente da normali ed efficienti mezzi di comunicazione tra popoli e terre lontane in strumenti di distruzione. Il terrorismo aereo raggiunge il suo apice nella sua malvagia genialità.

Vengono emanate nuove norme in campo security, implementando in modo ancor più restrittivo i controlli di sicurezza a terra.

Il 22 dicembre 2001, un britannico di nome Richard Reid nasconde 50 grammi di esplosivo nei tacchi delle sue scarpe. Il tentativo di farsi esplodere in volo su un aereo dell’American Airlines, viene sventato per il pronto intervento di un’assistente di volo e probabilmente per problemi di innesco nel dispositivo di detonazione. I controlli diventano ancora più restrittivi: lunghe code di passeggeri e di naviganti in servizio scalzi, che passano le loro scarpe sotto i raggi del metal detector.

Nell’agosto 2006, l’Intelligence inglese sventa un attentato in serie su alcuni aeroplani in partenza da Londra Heathrow e diretti negli Stati Uniti. La nuova idea dei terroristi era quella di farli esplodere in volo grazie a nuovi esplosivi liquidi. Nuovo giro di vite nei controlli aeroportuali: vengono sequestrati liquidi di ogni genere e gli operatori dei controlli di sicurezza a terra fanno incetta di acqua minerale, lacca per capelli, gel vari, ecc…

Dicembre 2009, il giovane nigeriano, Umar F. Abdulmutallab, tenta di farsi esplodere su un volo Delta. Il “geniale” dispositivo esplosivo, sempre da un punto di vista criminale, era nascosto come già detto nei suoi slip.

Ma c’è anche un’altra novità: il giovane nigeriano era stato segnalato alle autorità americane da suo padre, in un gesto di grande responsabilità. Sarebbe stato sufficiente una normale azione di polizia per fermarlo prima che entrasse in azione.

Anche stavolta il principio di azione-reazione è stato velocissimo. Nel giro di poche settimane negli States ed in molti paesi europei (nonostante un primo parere tecnico negativo della UE) vengono messi in azione i body scanner.

Ne esistono di due tipi, uno ad onde millimetriche con una doppia antenna che fornisce un’immagine tridimensionale e l’altro a retro-diffusione di raggi X. Quest’ultimo è un oggetto molto simile alla macchina per le radiografie, solo che emette radiazioni molto più modeste e con una singola antenna riproduce un’immagine bidimensionale.

Tutto il gotha della sanità mondiale si è affrettato a sottolineare l’innocuità di queste esposizioni. I passeggeri, ma soprattutto i frequent flyers, i pendolari, gli equipaggi di volo (se saranno costretti a passare il body scanner) quante volte al mese dovranno sottoporsi a questi innocui raggi?

Ma anche esponenti politici ed addetti alla sicurezza non hanno mancato di esprimere il loro totale apprezzamento per l’introduzione di questi innovativi strumenti.

La sicurezza ha un costo molto alto e, come anche la recente crisi mondiale ha dimostrato, le risorse economiche come è noto sono purtroppo limitate. Allora, se si investe in modo preponderante nell’affannosa ricerca di contro-reazioni alle nuove trovate criminali, quanto resta per la ricerca nei settori vitali della sicurezza, quali l’intelligence?

Quest’ultima, come ha dimostrato lo sventato attentato degli esplosivi liquidi del 2006, è uno dei pochi strumenti efficaci che può arginare e circoscrivere il fenomeno terroristico. Diversamente, bene che vada, si può trovare una soluzione tampone ed estremamente onerosa solo a posteriori.

La prossima volta i terroristi, potrebbero inghiottire ovuli esplosivi, emulando i corrieri della droga, e con sistemi di detonazione più efficaci di quelli escogitati sino ad oggi.

Intanto si fa tragicamente più frequente l’utilizzo di bambini kamikaze a volte addirittura ignari dell’azione che stanno per compiere. Lo scorso febbraio, un baby kamikaze di 12 anni, si è fatto esplodere fuori un centro di reclutamento dell’esercito pakistano nei pressi di Peshavar uccidendo 31 persone.

E addirittura si sta escogitando di utilizzare animali, tipo i cani, ai quali viene inserito un dispositivo esplosivo sotto pelle. Lo scorso gennaio, un membro della commissione trasporti europea, Sim Kallas, ha portato il problema all’attenzione della commissione dopo un fallito tentativo di attentato terroristico utilizzando proprio un cane al quale era stato impiantato chirurgicamente un dispositivo esplosivo. Stiamo superando ogni limite !

Per concludere sempre con le parole del professor Cate: “ La TSA (Transportation Security Administration) è impegnata nel combattere i tentativi di dirottamento o di distruzione degli aeromobili, ma dobbiamo ricordare che gli Stati Uniti come molte altre nazioni hanno ottenuto discreti successi negli ultimi 30 anni di lotta al terrorismo usando sistemi convenzionali e senza la necessità di usare dispositivi tecnologici al limite della teatralità. L’enorme spesa ed il personale necessario per l’utilizzo di queste tecnologie distoglie l’attenzione dai reali pericoli a cui sono sottoposti le aerolinee ed i passeggeri”.

(27 luglio 2011)

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