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Piloti low cost

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Quarantaseiesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
Con CityLiner anche il pilota è low cost...

Il record di luglio (2.600.000 passeggeri, 8,4% in più  rispetto a luglio 2010) e il buon andamento di agosto fanno tirare un sospiro di sollievo al vertice della “compagnia di bandierina”.

Ma non basta. I conti sono quelli che sono. Perfino lo “straordinario” secondo trimestre 2011 (parola di Colaninno) si è chiuso in deficit con una perdita netta di 94 milioni di euro. Quindi, Napoleone Sabelli deve continuare a tirare la cinghia. E lo sta facendo da par suo, tagliando su tutto e cercando di far cassa in ogni maniera possibile.

Secondo la testimonianza di un assistente di volo al settimanale l’Espresso, non vengono riparati nemmeno i forni per riscaldare la cena sugli aerei. Alcuni sono rotti da mesi e le segnalazioni del personale vengono regolarmente ignorate. Una nota sindacale rivela che a Fiumicino il contributo mensa per i dipendenti chiamati ai corsi d’aggiornamento è passato da 60 centesimi a 8 euro a pasto con trattenuta in busta paga e senza alcuna comunicazione da parte dell’azienda.

In piena estate, il centro di assistenza telefonica Alitalia ha cambiato numero. La conseguenza è che adesso i costi delle telefonate per prenotare e acquistare i biglietti tramite “customer care” risultano superiori a quelli di tutte le compagnie concorrenti. Per gli utenti della rete mobile (ad eccezione di TIM) si tratta di una batosta senza precedenti. Dieci minuti di telefonata possono sfiorare i dieci euro. Un record.

La politica della lesina serve a Sabelli per arrivare a fine anno. E poi? Poi, come ha fatto capire Colaninno nella sua ultima esternazione agostana intervenendo a “Cortina incontra”, i patrioti berlusconiani usciranno di scena: “Oggi non sono in grado di dire che cosa succederà in futuro…vedremo se avere la bandiera nazionale sull’azienda sarà una condizione decisiva”…Più chiaro di così!

Allora, se il destino è segnato, se il passaggio ad Air France è solo questione di mesi e la trattativa per la super-holding con Air France-Klm, sede e quotazione in borsa a Parigi, è in pieno svolgimento, Sabelli ha anche un’altra mission, oltre al ferreo controllo della cassa. Il lavoro sporco. Quello che il colosso transalpino non potrebbe fare dopo aver assorbito l’Alitalia. Anche questa partita è già cominciata.

A dicembre scade la moratoria antitrust che ha regalato alla compagnia patriottica il monopolio tra Fiumicino e Linate. L’operazione è stata realizzata con la cessione degli slot (sommati) della vecchia Alitalia e di Airone. Slot che la “compagnia di bandierina” con settemila dipendenti e settanta aerei in meno non può utilizzare, ma il cui controllo finora è servito per impedire alla concorrenza di operare sulla “rotta d’oro”.

Bene, in vista della scadenza della deroga antitrust CAI ha cominciato a premere sul governo amico dell’azzoppato Berlusconi per ottenere una proroga. La notizia è diventata ufficiosa quando (sempre in pieno agosto) su Panorama, periodico che fa capo alla Mondadori e quindi alla famiglia Berlusconi, è apparsa un’ambigua dichiarazione di Roberto Castelli, viceministro delle Infrastrutture. Un uno-due in cui l’esponente leghista prima si dichiara “contrarissimo” alla proroga e poi confessa di essere “scettico” sul diniego da parte del governo: “Penso che la compagnia chiederà due anni ma che almeno 12 mesi le saranno concessi”. Con buona pace dell’Unione Europea, della concorrenza e del libero mercato.

Altro “favore” ad Air France è l’espansione di CityLiner, ramo low cost che fu creato dalla Airone di Carletto Toto e da dicembre 2008 fa parte di CAI. Alitalia sta potenziando questo ramo d’azienda. Crescono i collegamenti interni targati CityLiner e -di conseguenza- aumenta il bisogno di personale a basso costo della sussidiaria. Alitalia dovrebbe prelevarlo dal bacino della cassa integrazione, ma secondo i sindacati, per le assunzioni di settembre sta usando “soluzioni di fantasia” ignorando gli accordi sottoscritti e ogni criterio di anzianità. Un modo per dire timidamente che l’azienda viola i patti e offre retribuzioni bassissime. E così un pilota può vedersi offrire uno stipendio mensile di duemila euro o poco più (22 mila euro lordi l’anno), un assistente di volo mille e un comandante, nella migliore delle ipotesi, quattromila. Prendere o lasciare.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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