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Passeggeri e sindromi

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Negli anni passati dentro una cabina di pilotaggio ho potuto riscontrare la presenza, nel passeggero medio italiano, di vari tipi di sindrome. Vorrei condividere con voi le mie osservazioni su alcuni di questi comportamenti compulsivi sperando che voi, cari lettori, non vi riconosciate in nessuno di essi.

Sindrome A li mejo posti... (conosciuta anche come sindrome Ryanair): il passeggero colpito da questo disordine comportamentale si mette in fila al gate d’imbarco almeno 35 minuti prima dell'imbarco stesso.

Egli deve essere il primo ad entrare nell’aeroplano, ed il fatto che abbia già un posto assegnato e che nessuno possa portarglielo via non è un motivo sufficiente per farlo desistere dall’attendere in piedi ed in fila con altri passeggeri, colpiti dalla stessa sindrome, come minimo 45 minuti prima di potersi finalmente sedere. Questa condizione psicologica viene di solito innescata dall’arrivo del velivolo al parcheggio, quando esso sia in vista del passeggero stesso.

E’ stato notato come l’imbarco tramite autobus non sia un palliativo: il passeggero deve comunque imbarcarsi per primo sull’autobus, a costo di attendere altri 25 minuti perché l’autobus si riempia. Interessante osservare poi l’espressione facciale del nostro passeggero allorquando scopre che le porte dell’autobus si apriranno dalla parte opposta del lato da lui scelto, cosicché egli si ritroverà per ultimo ai piedi della scala d’imbarco.

Normalmente il passeggero A li mejo posti... arriva al suo posto già in stato semi-isterico. Si ritiene che il diffondersi di questa sindrome sia stato ulteriormente aggravato dalla politica di free seating (non assegnazione dei posti a bordo) delle compagnie low-cost: da qui il nome di sindrome Ryanair.

Sindrome Fateme usci’...  il passeggero colpito da sindrome Ryanair molto probabilmente sarà affetto anche da questo secondo disordine. Potrete osservare questa condizione nel passeggero che si alza immediatamente dal proprio posto e comincia a recuperare il proprio bagaglio non appena il velivolo interrompe il rullaggio dopo l’atterraggio.

Il fatto che lo stop del velivolo possa essere causato da istruzioni dei controllori e non dall’arrivo al parcheggio non è un deterrente sufficiente al manifestarsi dei sintomi compulsivi. Un’interessante avviso della presenza a bordo di passeggeri colpiti da questa sindrome è il numero dei click delle cinture di sicurezza che vengono immediatamente sganciate non appena il velivolo accenna a fermarsi.

Il passeggero in questa condizione psicologica preferisce attendere 20 minuti il momento dello sbarco, accartocciato nel corridoio e con il bagaglio in braccio, piuttosto che starsene comodamente seduto al proprio posto in attesa del proprio turno per uscire dal velivolo. Anche qui, interessante osservare l’espressione facciale del soggetto quando scopre che il collegamento con l’aerostazione avverrà per mezzo di autobus.

Effetto secondario riscontrabile è anche l’immediata accensione del cellulare con comunicazione standard: “Ahò, so’ arivato... Nooo, sto ancora dentro l'aero!” ai propri cari in attesa.

Sindrome da servitù: è un disordine più raro ma assai interessante. Si manifesta nel passeggero che rifiuta l’imbarco dalla scala posteriore dell’aeromobile; e non importa se il suo posto assegnato sia in fondo: egli vorrà salire dalla scala anteriore. Questa sindrome è più diffusa nei passeggeri provenienti dal sud dell’Italia.

Il razionale psicologico è forse più facile da spiegare con una mia esperienza personale: qualche anno fa, quando ancora volavo sull’MD80, mi trovavo a Catania (mia città natale). Mentre effettuavo i controlli esterni, arrivava il bus con i passeggeri e notai una signora di mezza età che con aria decisa si avviava verso la scala anteriore sventolando la propria carta d’imbarco sulla quale non potei fare a meno di notare l’assegnazione dell’ultimo posto in fondo all’aeroplano. Mi rivolsi allora gentilmente alla passeggera dicendole che avrebbe potuto accedere al suo posto più agevolmente se fosse salita dalla scala posteriore; la signora mi squadrò dalla testa ai piedi con aria scandalizzata e, in catanese stretto, mi apostrofò in questo modo: “Iu aiu pagatu u bigghiettu e dall'entrata di servizio nun ci traso!” (Io ho pagato il biglietto e dall’entrata di servizio non ci entro). Non credo siano necessarie altre spiegazioni vero?

Ma esistono molte altre sindromi... magari ci torniamo su qualche altra volta, che ne dite?

(21 settembre 2011)

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