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Fattore anima - I

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I - 17 ottobre 2010: sono uscito poche ore fa dal convegno "Psiche e Spiritualità", organizzato a Firenze, grandi ospiti Alejandro Jodorowsky e Claudio Naranjo... immagino la domanda del lettore: “Ehi ho sbagliato rivista? che c’entra questo con il volo?”

Caro lettore, tu sei la ragione per cui scrivo, se tu non ci fossi io non esisterei, consentimi una risposta elusiva: “Just keep going my friend …”

Jodorowsky e Naranjo sono chiamati Maestri. Maestri dell’anima, maestri del percorso interiore, della crescita spirituale, del cammino che ogni essere umano è chiamato a fare,  probabilmente -pensavo seduto in sala, mentre mi nutrivo di parole, di immagini evocate, di suoni- prima o dopo che si arrivi all’incontro finale con la Grande Sorella, detto in altre parole fin a quando l’esperienza materiale su questa Terra finirà. Alla fine cos’è la spiritualità se non la necessità che ha l’essere umano di comprendere la sua morte?

Apparteniamo al Regno Animale. Nel saggio “La scimmia nuda” Desmond Morris ci offre una meravigliosa spiegazione della nostra animalità, ma non della possibile spiritualità. Mi chiedevo qualche giorno fa se un animale sia consapevole del “sé”.

In molti risponderebbero di no; ma Martina -la cagna lupo del campo volo- prima di morire è tornata nello stesso punto in cui aveva partorito... è morta lì. Si è ritirata e, insalutata ospite, ha spiccato il suo ultimo salto. Martina era conscia di morire, ha aspettato la sua fine, come un indiano? Martina ha accolto la morte?

A noi non è dato sapere, ma certo che sapeva, è andata lì nel suo luogo prescelto, nello stesso hangar dove aveva dato la vita e lì ha restituito la propria. La differenza fra me -in qualità di essere umano- e Martina? La consapevolezza.

Io posseggo la consapevolezza dell’io, nel momento in cui pronuncio “io sono” mi si apre un mondo; Martina non poteva pensare io sono, perché a lei la natura non ha concesso il cervello umano, non ha concesso il terzo cervello, oltre quello rettile -legato si processi autonomi del corpo- e quello mammifero, quello emotivo, legato alla sopravvivenza.

Il terzo cervello: quello dei processi mentali superiori, dei processi logici, del pensiero; l’oggetto di studio del 20° e 21° secolo, ancora in gran parte incompreso, quella parte che potrebbe cercare di rispondere alla domanda: “chi sono io?”

A convegno finito in treno chiacchiero con la mia compagna che domani va in aula…. Va in aula a parlare di accompagnamento alla morte a medici ed infermieri. E d’incanto balza alla mia attenzione, giungendo da qualche punto nascosto del mio cervello, quello specialissimo rapporto che io in 40 anni di volo ho consolidato con quella che poc’anzi ho chiamato la Grande Sorella.

Io non sono San Francesco, non ho nulla del Santo di Assisi, non ho rinunciato a nulla, anzi sono abbarbicato alla mia cassa integrazione ed ancora spero che qualcuno mi riporti a vedere le nuvole dall’alto, mentre qui, legato al terreno ormai mi occupo con gioia di altro.

La Spiritualità …. Quante volte con amici e conoscenti ho ironizzato sul fatto che in volo ero più vicino a Dio? Studiando, approfondendo percorrendo il mio “cammino” ho avuto accesso ad altre idee, multiformi e variegate, intrise di significato che ora mi nutre e mi sazia… noi umani siamo esseri spirituali presenti qui per fare un’esperienza terrena, ad esempio.

Io sono un aviatore, sono nato aviatore. A 4 anni percepii la mia natura e dissi a mia madre che volevo volare, e questo ho fatto tutta la vita.

I - (continua)

(24 ottobre 2011)

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