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La valigia "dimenticata"

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Il primo grosso scoop aeronautico del 2012 è, almeno in Italia, quello messo a segno domenica scorsa all'aeroporto di Fiumicino, che ha proiettato agli effimeri onori della cronaca una piccola valigia nera “dimenticata” in pista.

O almeno, questo è quello che quasi tutti, on line o su carta stampata, i nostri media hanno sparato, con dovizia di colonne e foto, link e gallerie multimediali, commenti di passeggeri sapienti e dichiarazioni di esperti più o meno autonominati.

Immancabile, ovviamente, l'intervista a un responsabile di Aeroporti di Roma (gestore dello scalo), il quale, anziché spiegare chiaramente l'accaduto, si è prodotto in un'acrobatica manovra diversiva, facendo riferimento alle sette ditte che in un aeroporto come Fiumicino gestiscono i servizi di handling, tra cui segnatamente quello relativo allo smistamento bagagli.

Dichiarazione che non ha fatto altro che aggiungere fumo al fumo, ma che probabilmente è strumentale alla polemica che in queste ultime settimane ha visto protagonisti proprio AdR, le compagnie aeree e le ditte di handling. Oggetto della disputa, il pagamento della tariffa per l'utilizzo del modernissimo sistema di smistamento bagagli Net 6000, che AdR ha impiantato al Leonardo da Vinci. Insomma, la dichiarazione di AdR sembra essere solo l'ultimo atto di una polemica in essere da tempo, e nulla aggiunge alla reale conoscenza di quanto è successo.

Già, perché cosa è davvero accaduto? Ebbene, coloro che hanno con terrore evocato l'immagine di aerei in decollo e atterraggio impegnati in rischiosissimi slalom intorno a quell'estemporaneo “paletto” possono tranquillizzarsi: la valigia non era in pista, e non era nemmeno su una via di rullaggio.

Si trovava lungo una delle corsie di transito riservate ai mezzi di superficie: autobotti di rifornimento, autobus intercampo e, appunto, carrelli per il trasporto bagagli. La sua posizione, in corrispondenza di una curva ad angolo retto, lasciava anche chiaramente capire la dinamica del suo smarrimento: un telone copri-carrello fissato male, una curva affrontata un po' allegramente, e la forza centrifuga ha fatto il resto.

Cose che non dovrebbero succedere, siamo d'accordo, ma nemmeno la fine del mondo. Certo, sparare un titolo che lascia immaginare la possibilità di un disastro aereo è sicuramente allettante, fa vendere copie e attira i click, ma un minimo di serietà a volte non guasterebbe.

In nessun caso, dunque, la sicurezza (intesa come safety) è stata minacciata. Diverso il discorso dal punto di vista security, e qui entra in ballo la seconda parte dello scoop, quella riguardante i famosi 30 minuti durante i quali la nostra valigia è rimasta per terra, schivata da autobus, carrelli e furgoni mentre oltre le vetrate i passeggeri si lasciavano andare a quello che pare essere uno dei passatempi preferiti dagli italiani: invocare Striscia la notizia.

Quello che pochi hanno provato a spiegare è che una valigia caduta a terra in area aeroportuale non può semplicemente essere raccolta dal primo che passa e portata chissà dove, ma deve essere “trattata” secondo norme di security ben precise.

In pratica, o chi l'ha persa si accorge di cosa è successo e torna a raccoglierla, o deve intervenire il sistema di sicurezza aeroportuale che, considerandola una potenziale minaccia, provvede a trasportarla in area sterile e ad eseguire i controlli del caso. E non è un regolamento borbonico venuto in mente a chissà quale burocrate nostrano, ma una pratica largamente usata attraverso tutto il pianeta, da Roma a Hong Kong, da New York a Melbourne.

Certo, un tempo di reazione un po' più rapido non avrebbe guastato, ma scenette di questo genere si ripetono quotidianamente in tutti gli aeroporti del mondo... anche se mi rendo conto che questo non consolerà certo lo sfortunato proprietario del bagaglio smarrito.

(10 gennaio 2012)

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