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Donne al volante, scoop costante.

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Dopo quello della valigia di Fiumicino, questo inizio del 2012 fa registrare un altro grande scoop aeronautico, e stavolta siamo di fronte a qualcosa di ben più grave di un semplice bagaglio dimenticato in un angolo (anche se è stato definito “pista”) di un aeroporto.

Qui si parla di “tragedia sfiorata”, di “attimi di terrore” e, ovviamente, di “paura ad alta quota”, perché pare (dico “pare”, visto che il resoconto ufficiale ancora non è stato pubblicato) che ambedue i piloti di un Airbus A-321 abbiano contemporaneamente accusato un malore, il che ha provocato, poco dopo il decollo dall'aeroporto londinese di Heathrow, il brusco rientro del volo.

La notizia non è certo delle più allegre, ma prima di soffermarci sulle implicazioni e sulla ricerca delle eventuali cause, vale la pena dare un'occhiata alla costruzione dello scoop... giusto per capire come certe notizie riguardanti l'aviazione siano trattate dai media.

Tanto per cominciare, risulta inspiegabile che la notizia sia stata “lanciata” dal TG solo il 10 gennaio, visto che il fatto era accaduto tre settimane prima, esattamente il 20 dicembre 2011, e che già nei giorni seguenti se ne trova ampia traccia sia nella stampa generalistica che in quella specializzata di Oltremanica.

Il primo “lancio” pare essere uno scarno comunicato della BBC già nella serata del 20, poi la notizia è stata via via ripresa da altri media arricchendosi di nuove informazioni tra cui quella, non confermata da fonti ufficiali, riguardante il fatto che sia il comandante che il copilota erano di sesso femminile.

Inutile dire che tre settimane dopo, sulla stampa italiana, è stato proprio questo il particolare al quale è stato dato maggior risalto. Del resto in un paese dove, a dispetto del fatto che le compagnie assicurative pratichino tariffe più basse alle donne, si continua intimamente a ritenere che “donna al volante, pericolo costante” non è che ci si potesse aspettare qualcosa di diverso.

Mistero fitto anche sull'uso dell'ossigeno da parte del malcapitato equipaggio. Secondo certe fonti (tra cui anche la solitamente bene informata testata specializzata on-line AvHerald, che ha dato la notizia il 23 dicembre) sono uscite le maschere a ossigeno in cabina passeggeri, fatto smentito da un lettore della stessa AvHerald, che era a bordo del volo. La compagnia (British Airways) ha invece comunicato che i piloti hanno fatto uso delle maschere a ossigeno installate in cockpit, cosa che però lascerebbe senza giustificazione il “gran traffico di bombole portatili” che secondo alcuni passeggeri si sarebbe verificato a bordo dell'aereo.

Un altro passeggero ha inoltre riferito, non si sa sulla base di quali conoscenze specifiche, che il rientro si è svolto “a grandissima velocità”, cosa peraltro abbastanza strana per due piloti “quasi svenuti” e senz'altro, a giudicare dall'interpretazione di altre testimonianze basate sul tono di voce usato per richiamare in cabina di pilotaggio gli assistenti di volo, “in preda al panico”.

Insomma, il solito susseguirsi di dichiarazioni a effetto, ma prive di reali riscontri.

Anche il fatto che il “rilancio” della notizia possa essere stato causato dall'apertura di un'inchiesta da parte dell'Air Accidents Investigation Branch  (l'ente inglese che si occupa di sicurezza del volo) appare destituito di fondamento, perché secondo AvHerald l'inchiesta, era già stata aperta il 23 dicembre, cosa peraltro normale in casi del genere.

Stranamente invece, quasi nessuno ha pensato a mettere in relazione la notizia con altri eventi, avvenuti più o meno recentemente su aerei inglesi e tedeschi, dove si sono registrati casi di leggera intossicazione legati all'inquinamento dell'aria. Inquinamento causato, secondo le prime risultanze, da sostanze chimiche rilasciate in cabina da impianti di pressurizzazione difettosi o malamente ripuliti dopo operazioni di manutenzione.

Nell'ultimo anno i casi simili sono stati almeno tre, e tutti sono naturalmente oggetto di altrettante inchieste. Così come, ormai da anni, gli esperti di medicina aeronautica hanno posto l'accento sulla scarsa qualità dell'aria che si respira ad alta quota, complice in questo caso, oltre all'architettura dei sistemi di pressurizzazione e ai loro eventuali malfunzionamenti, anche la tendenza a sfruttare oltremisura la ricircolazione dell'aria in cabina, realizzando così discrete economie di esercizio.

Esperti allertati e inchieste in corso dovrebbero garantire, a più o meno breve termine, qualche risultato. Quello che invece l'inchiesta dell'AAIB non chiarirà mai, è la questione del sesso dei piloti del volo BA 1486 del 20 dicembre: per gli investigatori aeronautici, infatti, nella cabina di pilotaggio di un aereo non ci sono uomini o donne, ma semplicemente piloti.

Riusciranno i nostri costruttori di scoop a scoppio ritardato a farsene una ragione? O sguinzaglieranno esperti del calibro di Capitan Ventosa per chiarire il mistero?

(13 gennaio 2011)

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