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L'ultima stanza

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Chi viaggia cambia continuamente il suo habitat, dormendo ogni notte in un letto diverso, in una stanza diversa, in una città diversa. La vita itinerante ha i suoi pro ed i suoi contro: ciò che si guadagna in autonomia e novità, si perde in affetti ed abitudini.

Molti naviganti chiamano l’Hotel Executive di Milano “casa”, per la familiarità con questo albergo dove abbiamo tutti pernottato più che nelle nostre case. E tutti vorrebbero ricreare qualcosa di familiare intorno a sé, quando viaggiano, mentre i direttori di albergo fanno di tutto per rendere anonimo il breve passaggio in una stanza di albergo.

Non a caso, i quadri delle camere d’albergo sono rigorosamente astratti per non farti pensare a niente di spiacevole. E neanche di piacevole. Si spiegano così anche i contenuti di queste opere, che non hanno niente a che vedere con l’arte, ma con i test psicologici: sembrano le figure di Rorschach. Una macchia informe, priva di significato per la quale lo psicologo ti chiede: cosa ci vede? Non potendo rispondere la verità, il malcapitato risponde un’altra cosa, solo per far contento lo psicologo, che ha studiato tanto per fare quelle domande. Da queste interpretazioni è nata una disciplina.

Ora, se è strano che gli psicologi mostrino queste figure, è ancora più strano che questi giochini li faccia un direttore d’albergo. Il motivo è che i direttori d’albergo hanno forse paura che qualcuno si suicidi,  poiché i quadri normali evocano emozioni passate, ricordi magari spiacevoli, attivando una serie di risposte in una persona depressa, la quale potrebbe utilizzare la stanza d’albergo come ultima spiaggia. Anzi, come ultima stanza.

Per evitare grane il direttore dell’albergo deve dimostrare che ha fatto tutto il possibile per evitare il nefasto evento. In questo, il campione del mondo è il direttore dell’albergo di Catania dove è praticamente impossibile farla finita in albergo. Se hai ancora una casa e hai pagato regolarmente la bolletta del gas, ti conviene farlo in casa.

Infatti, a Catania non ti puoi buttare di sotto, perché attraverso una serie di abili intuizioni hanno messo un balcone sotto l’altro. Il volo risultante può al limite farti rompere una gamba. Allora puoi cominciare a dare le capocciate addosso al muro fino a rompertela. Niente: le pareti sono imbottite e gli spigoli sono smussati. Se vai in bagno non ci sono prese elettriche per fulminarti; né ganci per appenderti. La vasca è troppo bassa per annegarti, e le stampelle dell’armadio sono prive di uncini.

Ora, considerato che percentualmente le persone che si suicidano in albergo sono veramente un numero limitato, e considerato che si rendono inefficaci tutti i possibili tentativi per portare a termini i loro insani propositi, perché non ce lo mettono un bel quadro di Cezanne?

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(26 gennaio 2012)

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