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Attenti al vulcano

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A due anni di distanza dalla spettacolare eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll, che mise in ginocchio per giorni e giorni il trasporto aereo europeo, il ritorno in attività dell'Etna ha riportato d'attualità il tema delle ceneri vulcaniche nei cieli d'Europa.

Si è trattato, fortunatamente, di un evento nemmeno lontanamente paragonabile a quello del 2010, e tutto si è risolto con la limitazione provvisoria e precauzionale del traffico in due o tre settori dello spazio aereo circostante l'aeroporto di Catania, con poche ricadute sulla regolarità dei voli. Ci offre tuttavia l'opportunità di gettare uno sguardo sulle strategie messe oggi in atto per fronteggiare questo genere di eventualità. Molto interessante, a questo proposito, un link che si trova sulla home page del VAAC di Tolosa.

I Volcanic Ash Advisory Centres (VAAC, appunto) sono una rete di nove centri operativi che coprono tutta la Terra (con l'esclusione dell'Antartide, dove peraltro non ci sono rotte commerciali) e che agiscono in collaborazione con gli osservatori sismo-vulcanografici e meteorologici e con i centri di controllo del traffico aereo. Loro compito essenziale è quello di monitorare l'attività vulcanica mondiale con particolare riguardo alle ricadute sul traffico aereo.

Quello di Tolosa ha giurisdizione su tutta l'Europa (con l'esclusione dell'arcipelago britannico e dell'Islanda, controllati dal VAAC di Londra), l'Africa, l'India, e l'Asia a ovest del novantesimo meridiano. Un'area molto estesa, ma relativamente povera di vulcani attivi: uno di questi è appunto l'Etna, che per il semplice fatto di trovarsi al centro di un'area (il Mediterraneo) cruciale per il trasporto aereo, è un po' il sorvegliato speciale di questo VAAC.

vulcanoE sorvegliato lo è davvero, perché il link di cui stavamo parlando si occupa proprio del nostro vulcano: Fictitious exemple: Etna è il suo nome, e dà accesso a una pagina dove si trova una cartina simile a quella qui accanto riprodotta, che viene aggiornata a intervalli di poche ore. Le linee colorate che vedete rappresentano le direttrici lungo le quali, in base ai venti reali, la nube di ceneri vulcaniche generata da un'eruzione si propagherà. La linea verde, ad esempio, è relativa a una quota di 6000 metri, e ognuna delle “stelle” di cui è punteggiata rappresenta l'ipotetica estensione della nuvola vulcanica a intervalli di un'ora dal momento dell'eruzione: nel caso specifico, dopo 8 ore avrà raggiunto la verticale di Vibo Valentia.

In definitiva, qualora si dovesse verificare una manifestazione eruttiva, è già pronta una previsione attendibile della presumibile estensione della nube, ed è appunto in base a queste proiezioni che nei giorni scorsi sono state predisposte le (poche) limitazioni di traffico nei cieli della Sicilia.

Il VAAC di Londra, dal canto suo, non se ne sta centro con le mani in mano. Infatti, se andiamo a curiosare nella pagina dei grafici relativi alle ceneri vulcaniche emesse nel mese di novembre, ci troviamo davanti a una cartina simile a quelle che due anni fa venivano rilanciate dai media di tutto il mondo, solo che di questa eruzione nessuno ha mai saputo niente.

E nessuno ne ha mai saputo niente per la semplice ragione che il 29 novembre scorso il vulcano islandese Hekla non ha eruttato: si tratta infatti (e le didascalie che accompagnano la cartina lo spiegano) di una esercitazione, alla quale hanno ovviamente partecipato i centri di controllo del traffico aereo, che sulla base di quelle cartine si sono “divertiti” a simulare chiusure di spazi aerei e aeroporti, contingentamenti e deviazioni del traffico, e chi più ne ha più ne metta.

Un po' quello che fanno di solito i militari, insomma, solo che in questo caso le “frontiere” non sono minacciate da ipotetici eserciti nemici, ma da altrettanto minacciose nuvole di ceneri vulcaniche. E del resto, soprattutto in considerazione del fatto che i vulcanologi islandesi hanno annunciato che il Katla (la cui potenza eruttiva è valutata essere almeno dieci volte superiore a quella del tristemente noto Eyjafjöll) pare esser entrato in fase pre-eruttiva, non è certo il caso di dormire sonni tranquilli.

(22 marzo 2012)

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