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...e rifornitori

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Ultimamente, mentre facevo il cosiddetto "giro" (in inglese, walkaround), cioè l’ispezione a vista esterna sulla struttura dell’aereo, mi sono fermato a parlare con l’addetto al rifornimento carburante, che per anni ho considerato un’inevitabile scocciatura, perché intralciava la mia ispezione esterna.

Come sempre, quando si approfondiscono le cose, il punto di vista inevitabilmente cambia, ed ho rivalutato la figura del “bottista”, come è chiamato in gergo dai piloti colui che guida l’autobotte, scoprendo cose molto interessanti: per prima cosa, che è un lavoro molto delicato.

Il rifornimento può essere di diversi tipi: tramite pozzetto oppure via autobotte. Il pilota vede, sotto bordo, sempre un mezzo per il rifornimento. Però, se osserva più attentamente scoprirà che mentre l’autobotte contiene fisicamente carburante, il mezzo più piccolo non è altro che un grande tubo trasportato su ruote, che serve a collegare l’aereo al pozzetto di rifornimento, fisso in ogni piazzola di parcheggio.

Dentro al pozzetto il carburante è stipato ad una pressione altissima. Una volta aperto, se le cose non si fanno a dovere, lo spruzzo che ne potrebbe risultare è molto simile a quello di un giacimento petrolifero quando si effettua con successo la trivellazione che trova la vena del greggio. Questo getto ad alta pressione, incontrollato, potrebbe addirittura sfondare l’ala dell’aereo, che è fatto generalmente di alluminio.

L’operazione quindi è molto delicata: aprire il coperchio del pozzetto, innestare il tubo in modo che tenga l’enorme pressione, erogare la quantità richiesta di carburante, richiudere il tutto senza spillamenti.

Il tubo, nonostante debba tenere una pressione così elevata, deve essere tuttavia flessibile e quindi è fatto di gomma. Per nessun motivo al mondo si deve rompere. Ecco perché la cosiddetta “area di rifornimento” intorno all’aereo, che va dai circa sette ai quindici metri, deve essere sgombra di mezzi ed uomini che possano interferire con questa delicata operazione.

Per chi guida l’autobotte, invece, ci sono dei controlli da effettuare per evitare che ci siano delle impurità nel combustibile, come particelle estranee, sedimenti vari, colture di micro-organismi, sostanze tensioattive ed acqua.

In particolare, l’acqua è particolarmente insidiosa, perché in quota potrebbe ghiacciare provocando un aumento di volume, un’occlusione dei condotti che portano il combustibile ai motori o la rottura dei tubi.

Si tratta quindi, di verificare che il trasporto dal sito di stoccaggio all’aeroporto non alteri la qualità del combustibile. Stessa cosa, quando con l’autobotte si preleva carburante da portare in piazzola, ed ancora dalla botte all’aereo. Quindi, tre controlli meticolosi in poco tempo. Il controllo dell’acqua viene riportato anche nella cosiddetta “bolla carburante”, che il pilota dovrà registrare nei suoi estremi sul quaderno tecnico di bordo (ATL: Aeroplane Technical Logbook).

Una tale attenzione all’aspetto sicurezza non può essere casuale ed infatti, indagando un po’ più a fondo, ho scoperto che gli addetti al rifornimento vengono addestrati almeno una o due volte l’anno sulle tematiche relative alla sicurezza.

Ho avuto l’impressione di gente molto preparata, molto coscienziosa, con un alto senso di responsabilità del compito da portare a termine... altro che “bottisti”.

(25 maggio 2012)

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