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Questione di testosterone

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La politica nostrana sta dettando un cambio di lessico e di espressioni che colpiscono molto l’opinione pubblica, coniando vocaboli che entrano di prepotenza nel lessico comune. Me ne sono accorto al centro equipaggi, dove l’altro ieri ho incontrato un mio amico da poco passato sul lungo raggio.


Mi ha raccontato un po’ di sensazioni sulla nuova esperienza e non ha mancato di rimarcare un no-technical skill: qui sono tutti “escortieri”. Si riferiva alla traduzione aeronautica dell’abitudine politica odierna di andare in giro per il mondo in cerca di prede di qualsiasi tipo, come se il testosterone andasse improvvisamente in arco rosso.

Lo dicono anche i medici che la lunga esposizione ad un ambiente pressurizzato comporta alcune modificazioni corporee nell’uomo che inducono uno stato di alterazione ormonale. Quindi, c’è una spiegazione fisiologica, che comunque non costituisce attenuante una volta tornato a casa.

E ce n’è secondo me anche una psicologica. Per un pilota di medio raggio, lo stare a Parigi è, si, stare lontano da casa, ma mentalmente si considera a casa: l’Europa, tranne rare eccezioni, è un posto dove c’è una sostanziale omogeneità di luoghi, persone, abitudini, orari, clima. Potrebbe essere casa, anche se non lo è. Invece, per chi vola sul lungo raggio, la destinazione non è solo lontana; si trova in un altro mondo, irraggiungibile.

Scatta allora la sindrome da “ammutinati del Bounty”, ci si lascia andare come se fossimo in una realtà virtuale. Se consideriamo che sul lungo raggio c’è uno stato di alterazione generale della personalità, che dipende dagli effetti dei fusi, è facile far cadere i già labili freni inibitori e cadere preda degli istinti. Diverse ricerche scientifiche dicono che gli uomini pelosi e pelati hanno un livello di testosterone quasi doppio degli altri. Io ci avrei messo anche quelli bassi, così facevo en-plein.

Ad ogni modo, nel sottoscritto, dopo i quarant’anni, il neurone ha vinto sull’ormone per due a zero, anche se mia moglie me lo ricorda in modo un po' nostalgico. Da tranquillo padre di famiglia, sto studiando attentamente il comportamento dei miei eredi, che sono in un’età dove cominciano a fare danni. Infatti, avendo dei figli maschi che a loro volta hanno un livello di testosterone maggiore dei globuli rossi, sono più preoccupato a proteggermi dall’eventualità di diventare nonno che a pensare a dare consigli a chi vola sul lungo raggio.

Comunque, capisco e comprendo lo stato d’animo di chi deve resistere alle tentazioni, perché ciò non è facilitato da una serie di circostanze. In primis, c’è un problema di organizzazione della vita nei posti che si visitano. Se si vuole mantenere il fuso italiano, occorre vivere di notte e dormire di giorno.

Però, mentre di giorno uno può andare a visitare una ferramenta, un negozio di strumenti musicali o entrare in una biblioteca, di notte può andare solo nei locali notturni, dove non si incontrano proprio tutte Madri Terese di Calcutta. Inoltre, ci sono alcuni posti che sono un’istigazione a delinquere per la fauna locale. Onestamente, come resistere alla ballerina di tango argentino che ti poggia la coscia e si avvinghia al tuo fianco, come fosse un polipo? Non fate gli ipocriti; è impossibile.

Tanti anni fa, nel famoso Bar Sur di Buenos Aires, una ballerina di tango mi prese dal tavolo per darmi una lezione di ballo. Avrei voluto imparare, ma è stato più forte di me; non riuscivo a pensare ad altro che sdraiarmi in mezzo al locale insieme a questa sventolona pazzesca e fare l’amore davanti a tutti, come se fossi Benigni. Questi sogni paradisiaci furono destati dalla voce della ballerina che mi invitava a muovermi, dato che avevo assunto la posa del koala.

Sono passati tanti anni, ho smesso con le donne, ma si sa che l’occasione fa l’uomo padre, quindi, al secondo matrimonio, ho scelto di rimanere sul medio raggio.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(24 ottobre 2012)

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