Iscrizione Newsletter

Iscriviti alla Newsletter



Login

Le informazioni all'aeroporto

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

La divisa da pilota si riconosce abbastanza bene; è blu, ha i gradi dorati, il cappello, l’aquila. Il pilota, come tutti sanno, vola. E come tutti sanno, il pilota non conosce le aerostazioni. Quindi, mi meraviglio quando, in aeroporto, i passeggeri spaesati mi chiedono dove devono andare.


Fiumicino è la mia base di armamento, il posto in cui mi reco tutti i giorni, eppure non lo conosco. Infatti, i piloti entrano in aeroporto dal varco equipaggi e da lì si recano in aereo. Non sanno nulla delle dinamiche di scalo, delle procedure di imbarco, dei monitor incomprensibili, così come delle scalinate impervie o di scale mobili fuori servizio. Non hanno colpa se un ritardo non è stato comunicato, ne se hanno spostato un gate di imbarco senza dire niente a nessuno.

Quando vado a Malpensa, regolarmente mi perdo per l’aerostazione; le indicazioni sono molto approssimative, il personale non ha tempo da dedicarti, le distanze tra un gate e l’altro sono siderali. Il passeggero, preso dallo sconforto, si attacca a tutto, compreso il pilota... che viaggia anche lui come passeggero.

Mi sono sentito chiedere delle informazioni abbastanza singolari, come “Where are we?”. La signorina con lo sguardo nel vuoto non voleva sapere in quale ala dell’aeroporto ci trovassimo, né a quale gate dovesse andare, ma semplicemente in quale aeroporto di Roma eravamo. Le chiesi, altrettanto gentilmente, se fosse piombata lì da Marte oppure se ci era arrivata con qualche mezzo, tipo taxi, aereo, macchina. Il suo sguardo abbattuto mi ha fatto desistere dall’usare ancora dell’ironia. Era come fare battute su qualcuno che è morto ad un funerale.

Un altro passeggero chiese “...dove doveva andare per dove doveva andare”, proprio come nella famosa scenetta di Totò e Peppino in piazza del Duomo a Milano: sono riuscito per tempo a bloccare il pilota che era con me dal dare la risposta che intuivo. Invece una passeggera americana, intenta con molta calma a fare shopping in aeroporto, mi chiese dove stava il suo aereo. Erano le 11 della mattina e la sua carta di imbarco riportava un boarding time per le 9.30... risposi: “In the air!”.

Per evitare questi inconvenienti, ci sono dei passeggeri che si fanno registrare come “assistenze particolari”, categoria in cui rientrano passeggeri a ridotta mobilità, come coloro che hanno bisogno di sedie a rotelle, invalidi a vario titolo, minorenni che viaggiano non accompagnati, etc.

In realtà, la maggior parte di queste persone non hanno nessun problema di mobilità fisica, ma soltanto di orientamento in questi labirinti che sono diventati gli aeroporti internazionali. Quindi, se un passeggero anziano che non vola molto, è in partenza da Catania, si fa inserire come passeggero che necessita di sedia a rotelle all’arrivo, dove viene prelevato da una speciale squadra di accompagnatori che lo porta direttamente al gate di imbarco del volo per New York.

Non è strano quindi che un giorno mi sia trovato a vedere una passeggera, atterrata a Roma, proveniente da New York e diretta a Catania, entrare per prima in aereo correndo felice. Dato che i primi passeggeri ad essere imbarcati sono proprio quelli che hanno bisogno di assistenza, e vedendo questa bersagliera a passo di carica entrare, pensai che ci fosse un errore.

Mi rispose: “Ma io sono l’assistenza!” Non capii se intendeva dire che lei aveva bisogno di assistenza oppure era venuta a dare assistenza a noi, che facevamo il quarto volo del giorno.

antonio.chialastri(at)manualedivolo.it

(30 ottobre 2012)

RSS
RSS