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Partenze

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La professione del pilota, o comunque di chiunque abbia a che fare con il volo, è associata immancabilmente al viaggio. Viaggio fisico, come spostamento da un punto (a) ad un punto (b); viaggio esistenziale, quello che ti coinvolge e che ti rende estraneo alla tua casa, che diventa un punto su una linea infinita.


Viaggio di fantasia, che associa al viaggio l’avventura, la scoperta, il sogno. Insomma, volare viaggiare, meravigliosa ed obbligata assonanza.

Certo i viaggi possono essere monotoni, ed in invero spesso lo sono, o tendono a diventarlo, quando lo scorrere degli anni, il ripetersi delle azioni e dei luoghi, genera l’abitudine e questa crea la noia. Ma quanto presto si dissolve, se solo uno dei mille fattori che segnano un viaggio cambia.

Nella vita di un pilota ci sono partenze giornaliere, quelle di tutte le mattine, in nulla dissimili a quelle di un qualsiasi altro lavoratore. Si è camionisti, tassisti, a volte passeggeri. La valigia è di quelle piccole, giusto due cose per una o due sere fuori, un supporto prettamente logistico.

Poi ci sono le partenze lunghe, quelle con la “P” grande, quelle che ti portano lontano, e che una volta che ti hanno portato li, ti ci lasciano per settimane, più spesso per mesi.

Per queste c’è uno zaino capiente, a volte più di uno, dove cerchi di portarti dietro il tuo mondo, ma sai bene che ci sono cose che non potrai portare. Puoi solo cercare di viverle il più rapidamente possibile, facendole tue nei giorni, nelle ore, nei minuti che mancano alla partenza, ma lo spazio nello zaino non basta mai...

La partenza è una corsa ad ostacoli, come sempre, come quando sei partito per la prima volta. La differenza è che sai già cosa ti aspetta ora. Sai che ci sarà Il momento in cui dovrai dirlo, il momento in cui dovrai fare la valigia, il momento in cui dovrai andare a letto prima della partenza, il momento in cui saluterai i figli addormentati e quello in cui lascerai la donna della tua vita.

Sai che ci saranno i momenti in cui penserai che dopo ogni partenza ci dovrebbe essere un ritorno, e ricorderai quel qualcuno per cui ritorno non c’è stato, chi è rimasto laggiù… e penserai a chi era rimasto a casa, e non ha fatto in tempo ad esserci, perché lui è rimasto li per la fine di un viaggio, quello importante. Tu, comunque, sei sempre tornato migliore o peggiore di prima ma tornerai…

La cosa strana è che a pensarci bene ricordi tutto delle partenze. Tutti i momenti, gli odori, la luce, i sorrisi e gli abbracci, ricordi che tempo faceva, chi ti era seduto vicino, la ragazza del check in… ma se pensi ai ritorni, di quelli non ricordi quasi nulla.

Non che non tu fossi contento di ritornare, anzi, per mesi non hai fatto altro che contare giorni, ore e minuti che mancavano al ritorno, al ritorno al mondo, come fosse una vera e proprio rinascita. Cosi come non ricordi la prima volta che hai aperto gli occhi anche ora, tutto resta li, a giacere nel limbo del subconscio, per difenderti dalle emozioni troppo forti o forse solo perché il giorno dopo tutto è passato, la giostra ha girato, pronti partenza via, ricominciamo.

E ti restano, vividi, reali, in alta definizione, solo i ricordi della partenza, della prima, dell’ultima, e della prossima che verrà, perché non può esserci vita senza un viaggio in programma…

Dedicato a Paolo, Fabio, Salvatore, Giuseppe, Antonio…e tutti gli altri a cui il destino non ha solo negato un ritorno, ma la possibilità di partire ancora ed ancora ed ancora…

(29 ottobre 2013)

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