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Soldi, bugie e videotape - Risposte che non arrivano

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Soldi, bugie e videotape
Risposte che non arrivano
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Sarebbe interessante ottenere risposte a queste semplici domande. Ma le risposte non arriveranno. La via del confronto sereno sulla base di fatti, dati e progetti degni di questo nome non è nelle corde e nelle abitudini degli attuali vertici di Alitalia. Basta dare un’occhiata all’intervento dell’amministratore delegato nella convention Alitalia svoltasi poche ore prima dell’audizione parlamentare del 23 settembre. Davanti a duemila dipendenti Alitalia, Sabelli prima riconosce che piloti e assistenti di volo sono le categorie che hanno pagato di più in termini di aumento delle ore di lavoro e diminuzione di stipendio. Poi assicura che l’azienda vuole sanare questa situazione.

Potrebbe fermarsi qui. Ma, alla fine, non resiste alla sua vocazione muscolare. E conclude con una minaccia: se i sindacati di piloti e assistenti di volo pensano di continuare a usare gli stessi metodi che usavano nella vecchia Alitalia “si sbagliano”. Perché “abbiamo dimostrato di avere le capacità e gli strumenti per contrastarli e per non farci intimorire…”

Poche ore dopo la convention, il Napoleone di Agnone va in Parlamento e attacca duramente Vito Riggio, il presidente dell’Enac che aveva osato minacciare il ritiro della licenza agli handler Alitalia per il caos bagagli: “L’ipotesi di revoca della licenza - tuona - deve essere considerata estremamente grave, perché irrituale, intempestiva e anche infondata…”.

E la gestione Alitalia ed AirOne?  I ritardi, i disservizi, i conti che non tornano? A sentire Sabelli qualche errore c’è stato, ma è acqua passata: “Noi abbiamo capito quali sono i problemi e cosa dobbiamo fare, alcuni problemi richiedevano un mese e li abbiamo fatti, per altri occorreranno sei mesi… Stiamo intervenendo sui bagagli, sul personale, sulla nostra organizzazione…”.

Gli spot pubblicitari trasmessi in Parlamento da Sabelli e da Colaninno sono troppo perfino per un uomo mite come l’onorevole Angelo Compagnon, un posdemocristiano friulano che adesso milita nell’Udc e fa parte della Commissione Trasporti.

Il presidente Colaninno aveva appena suggerito ai deputati di che accontentarsi del giudizio dei “patrioti”. “Nel consiglio di amministrazione di ieri tutti gli azionisti hanno dichiarato la loro soddisfazione perché abbiamo salvato Alitalia e abbiamo introdotto tutti quei processi che dovrebbero migliorare il servizio”.  “A questo punto Compagnon esplode: “Mi preoccupa sentir affermare che va quasi tutto bene… siamo anche tutti utenti di questa compagnia e posso affermare, senza pericolo di essere smentito, che non funziona quasi niente…”

Già. Ma chi parla più dei disservizi Alitalia che continuano anche in autunno? Nessuno. Eppure alcuni episodi la dicono lunga sul disastro organizzativo della compagnia. Eccone uno. Il 20 settembre il volo Az 1391 Roma Fiumicino Genova parte tre ore dopo l’orario previsto con i passeggeri inferociti per l’assenza di qualsiasi informazione. All’improvviso, uno di loro va al banco del gate, afferra un microfono ancora inserito e si lamenta perché continuano a spostare il decollo di venti minuti in venti minuti mentre nessuno sa dire quando si partirà veramente… A questo punto, un secondo passeggero, anche questa volta in assenza di qualsiasi intervento da parte della security, va al microfono e sostiene che c’è una cosa ancora più grave del ritardo: consentire a chiunque di fare un annuncio senza che gli addetti alla sicurezza muovano un dito…

Intanto i cassintegrati della vecchia Alitalia portata al fallimento e ora affidata al commissario Fantozzi, ripropongono la tragicommedia che hanno raccontato in un Dvd dal titolo “Tutti giù per aria”. A un anno dalla privatizzazione, il film della disfatta che avrebbe scaricato più di tre miliardi di euro sui contribuenti, lasciato diecimila dipendenti senza lavoro, e fatto nascere una “compagnia di carta” viene riproposto con due dibattiti: il 12 ottobre a Milano (Università Bicocca) e il 14 a Roma (Associazione stampa estera). A un anno dal funerale della società aerea pubblica, il bluff dei “patrioti” è, o dovrebbe essere, sotto gli occhi di tutti. E Cai assomiglia sempre di più alla surreale “compagnia di carta” di cui parla Ascanio Celestini nell’esilarante monologo che chiude “Tutti giù per aria”.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore



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