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Incidenti che mi fanno arrabbiare

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Prima di commentare un incidente sono solito aspettare almeno l’indagine preliminare. Purtroppo con il volo LaMia 2933 possiamo già fare alcune considerazioni. Ovviamente spero di essere smentito dalle indagini, e che si scopra una avaria mostruosa che ha risucchiato via dai serbatoi tutto il carburante in pochi secondi…


Staremo a vedere. I fatti però oggi ci dicono che la compagnia LaMia non ha avuto l’autorizzazione per operare il volo direttamente dal Brasile perché registrata in Bolivia (Convenzione di Chicago), e che quindi la squadra di calcio e i giornalisti sono dovuti andare da San Paolo (Brasile) a Santa Cruz dela Sierra (Bolivia) con un volo di linea, per poi imbarcarsi con la LaMia.

Non ho informazioni circa il motivo per cui la squadra di calcio abbia insistito nel voler volare con la compagnia boliviana, invece di sceglierne una brasiliana o colombiana.

A Santa Cruz il volo ha poi subito un ritardo alla partenza perché un giocatore ha voluto recuperare un videogioco nella valigia imbarcata. A questo punto non era più possibile effettuare lo scalo tecnico per il rifornimento all’aeroporto di Cobija perché tale aeroporto chiude a mezzanotte. Il comandante avrebbe dovuto rifornire a Bogotá, ma durante il volo ha invece continuato fino alla destinazione Medellin, precipitando a circa 3 minuti dall’atterraggio avendo esaurito il carburante.

Perché tutto ciò accade? Iniziamo col dire che il comandante del volo Miguel Quiroga era il proprietario della compagnia aerea in società con un altro partner. Aveva quindi tutto l’interesse che il volo fosse fatto nei tempi previsti e possibilmente col massimo del profitto. Uno scalo per rifornire costa moltissimo e fa perdere tempo.

A bordo c’erano anche 2 copiloti, tra cui una ragazza che era al suo primo volo in assoluto in un aereo di linea. L’altro pilota, 46 anni, molto esperto. Non ho informazione su chi fosse seduto in cockpit al momento della sciagura, ma credo la ragazza. È evidente che la ragazza non avrebbe mai potuto contestare la decisione del comandante e pretendere lo scalo intermedio, perché quando si è alle prime armi non si conosce il lavoro, ci si fida del comandante e, soprattutto se è un manager o addirittura il proprietario, non si rischia il posto di lavoro.

Chi pensa che questo atteggiamento è poco professionale o che non è realistico non sa di cosa parla. É da anni che vado dicendo che questo lavoro non si impara durante il corso, ma servono anni di esperienza. Ecco quando avrebbe fatto la differenza.

In aggiunta, faccio un’ulteriore critica a certi modi di assegnare il grado di comandante a gente non capace, poco esperta o coinvolta con la gestione della società. Ho volato in diverse compagnie dove i proprietari o i loro figli sono fatti subito comandanti, per non parlare di posti dove le raccomandazioni politiche o dovute alla casta di appartenenza determinano carriere fulminee. Chi pensa che nessuna compagnia darebbe il comando di un aereo a un incapace non sa cosa gira per i cieli nel mondo.

Questi incidenti mi fanno arrabbiare tantissimo perché mostrano come questo lavoro sia diventato un gioco alla banzai: manager che non capiscono nulla di aviazione, e che pensano di gestire le operazioni come fosse una società di consegna pizza a domicilio con gli scooter. E chissà quante volte incidenti mortali come questo sono stati evitati solo per pura fortuna.

Io posso dirvi solo che le compagnie serie ci sono, ma hanno piloti che fanno della professione uno stile di vita, che studiano costantemente, sono aggiornati con l’addestramento e rispettano le regole.

Informatevi ed evitate le compagnie pirata.

(4 dicembre 2016)

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