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Luciano Serra pilota - II

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(segue) II - La vicenda di Luciano Serra si apre nel 1921. Aviatore asso della Grande Guerra con nove abbattimenti all’attivo, vive di sogni e di passione per il volo, rifiutando di mettere i piedi a terra: piuttosto che farsi assumere nell'azienda del suocero, preferisce infatti sbarcare il lunario portando in volo i turisti sul Lago Maggiore.


Le difficoltà economiche tuttavia gli impediscono di prendersi cura della moglie e, soprattutto, del figlioletto Aldo: questi tornano dal padre di lei, mentre Luciano, deriso da tutti, decide di tentare la fortuna in America, chiara metafora della “vittoria mutilata”. Nel film non si cita mai direttamente il fascismo, ma si allude in più occasioni ai grandi cambiamenti avvenuti in Italia dopo la partenza di Luciano. Alla fine appare disegnato un eroe italiano molto simile nelle sue caratteristiche fisiche e morali ai tanto amati personaggi d’oltreoceano.

Il film pur nascendo nell’ambito di un progetto di propaganda ideologica ufficiale tendente a sgomberare il campo dai prodotti stranieri nell’industria culturale nazionale, ha la necessità di mantenere il riferimento al modello del cinema hollywoodiano per evitare gli insuccessi come in Scipione l’Africano. E’ come se lo stesso Vittorio Mussolini, grande amante del cinema americano, abbia voluto dipingere i contenuti fascisti in forma americana, come appare evidente nella scena di assalto al treno di chiara ispirazione western, una sorta di costruzione di un’epica della guerra coloniale italiana.

La “confezione del prodotto” fu affidata ad un giovane regista che aveva dimostrato in precedenti opere grande affidabilità nella composizione di pellicole di successo e in linea con le aspettative del regime, Goffredo Alessandrini.

Nato al Cairo nel 1904 da un’agiata famiglia di imprenditori italiani aveva sviluppato giovanissimo una grande passione per il cinema, iniziò come assistente di Alessandro Blasetti nel 1928, poi lavorò negli Stati Uniti presso la Metro Goldwin Mayer, soprattutto nella versione italiana di grandi successi americani, e, rientrato in Italia, mietuto grandi successi con il cosiddetto “cinema dei telefoni bianchi” (La segretaria privata, Seconda B). Fu apprezzato dal regime a seguito di grandi successi di opere con contenuti propagandistici (Cavalleria, Giarabub), e considerato una sicurezza nella direzione di opere dal carattere “kolossal”. Nel 1936 sposò Anna Magnani ma il tormentato matrimonio durò pochi anni.

Dopo l’enorme successo di Luciano Serra pilota e a seguito della guerra, sia per la vicinanza al regime, sia per un mancato adattamento ai nuovi stili dei linguaggi cinematografici, incentrati sul neorealismo, non fu più in grado di rimane protagonista della scena cinematografica italiana, e finì pressoché dimenticato.

La colonna sonora fu affidata ad un compositore molto noto e di successo all’epoca ma anch’egli quasi dimenticato nel dopoguerra, Giulio Cesare Sonzogno detto “Cesarino”, rampollo della famosa famiglia di editori musicali. Fu celebre il suo rapporto con Toscanini e la cantante lirica Maria Farneti, amici di famiglia. Si annoverano sue prime esecuzioni alla Scala già nel ’33, ricco l’elenco delle opere che comprendono composizioni per orchestra, liriche per canto, composizioni cameristiche e musica per film (cinque opere) tra le quali appunto Luciano Serra Pilota, sua prima opera cinematografica.

Il film è considerato dai critici, elementare e schematico nei dialoghi e meccanico nella sceneggiatura, è però efficace nella rappresentazione del protagonista, degli ambienti e delle situazioni, e nello stile narrativo asciutto e quasi scabro, decisamente insolito in un film di quel genere, la pellicola è apprezzabile anche per la recitazione dell'ottimo Amedeo Nazzari che ebbe un grande successo personale, non estraneo al successo complessivo del film fu il ruolo da comprimario interpretato da Mario Ferrari, l’attore, oggi dimenticato, specialista nel fare l’ufficiale dell’esercito, ritenuto essenziale anche dai critici post bellici, per lo spessore drammatico che era in grado di infondere anche alle pellicole di guerra e di propaganda.

Notevole fu lo sforzo produttivo, in particolare nelle scene di battaglia, quanto mai realistiche e dinamiche (l'assalto al treno, il bombardamento aereo).

lucianoserra2La pellicola ebbe anche un adattamento a fumetti, opera di Walter Molino (testi di Amedeo Martini), destinata ai ragazzi delle scuole italiane, pubblicata sull’americanissimo fumetto Paperino della Mondadori Disney, con una ventina di puntate. Il fumetto si differenzia però nel finale che vede il successo e la sopravvivenza dell’eroe.

La critica del tempo lo osanna: “Luciano Serra pilota, un film giovane per giovani, sensibile al carattere realistico dei personaggi, audace, che non si ferma al semplice intrattenimento per masse”. Vi possiamo leggere la conferma che il film è un tentativo di affermare i canoni fascisti di un’aviazione ed un cinema che sono armi importanti, trascurate e da incoraggiare ed è principalmente una storia di uomini, non c’è posto per le donne.

L’altro tema riscontrabile nel filone coloniale è quello del padre che è disposto a tutto, perfino al massimo sacrificio per i figli (sacrificio presente ne “Il grande appello” e ne “lo Squadrone bianco”, opera in cui si assiste alla morte di una figura paterna incarnata dall’ufficiale comandante). In fondo il significato del finale è proprio questo rapporto di sangue tra padri e figli, i figli prendono il posto dei padri e ne coltivano la memoria.

La pellicola va annoverata tra i maggiori successi (di critica e pubblico) cinematografici italiani del ventennio fascista e in particolare dell'epoca, iniziata nel 1935, in cui era necessario "celebrare" le imprese e le conquiste coloniali in Africa. (continua)

(8 febbraio 2018)

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