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Intelligente, ma non troppo

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Nel classico gioco del “quali novità vedremo sugli aerei quest’anno” stanno perdendo rapidamente quota (è proprio il caso di dirlo) gli smart luggage. Sì, perché anche se qui da noi si nota ancora poco, anche i bagagli, dopo i telefoni, stanno iniziando a farsi smart. E il 2018 avrebbe dovuto segnarne la definitiva affermazione.


Il condizionale è d’obbligo, perché anche laddove la novità stava prendendo rapidamente piede, e cioè negli Stati Uniti, c’è stata una clamorosa battuta d’arresto. Ma procediamo con ordine.

Chiariamo innanzitutto che per smart luggage si intende una valigia la cui funzione principale è, ovviamente, quella di contenere oggetti, ma che incorpora alcuni marchingegni dei quali, almeno personalmente, io non sentivo comunque la mancanza: una o più prese USB per ricaricare altri oggetti smart (a cominciare dal telefonino, of course), una bilancia contenuta nell’impugnatura (per essere sicuri di non oltrepassare i sempre più stringenti limiti di peso all’imbarco) e molto spesso anche un sistema di tracciatura a radio frequenze, o addirittura un localizzatore GPS: queste ultime due opzioni consentono, tramite l’immancabile app sul telefonino, di sapere sempre dove si trovi il proprio bagaglio.

Naturalmente questi giochini (e altri di prossima realizzazione, come sirene antifurto e addirittura, pare, motorizzazione) per funzionare hanno bisogno di elettricità; e qui casca, per il momento, il proverbiale asino, perché allo stato attuale delle conoscenze le uniche batterie economicamente abbordabili e tecnicamente all’altezza di garantire il funzionamento di uno smart luggage sono quelle agli ioni di litio. E le pile agli ioni di litio sono già da anni nel mirino degli esperti di sicurezza aerea per il loro pessimo vizio di prendere fuoco quando meno te lo aspetti.

American Airlines, Delta, e Alaska Airlines hanno preannunciato già sul finire dell’anno scorso un intervento restrittivo e in questi primi mesi dell’anno sono passate ai fatti, mentre altre compagnie americane stanno seguendo il loro esempio. La soluzione pratica al momento adottata è quella, elementare, di richiedere la rimozione delle batterie prima di imbarcarle in stiva: anche in cabina passeggeri la famigerata “pila esplosiva” può prendere fuoco (ed è già successo diverse volte), solo che in questo caso, almeno, è facile accorgersene ed intervenire.

Come è facile intuire, se alla valigia viene tolta la batteria i sistemi di tracciatura e localizzazione smettono di funzionare, e il bagaglio “intelligente” rischia di andare perso esattamente come la mia stupidissima valigia; se poi uno è costretto a portarsi in borsa una batteria in più, allora tanto vale usare un comunissimo power bank da pochi euro per ricaricare al volo il telefonino; e per pesare la valigia, in fondo basta un dinamometro a molla del peso di pochi grammi e del costo, ancora una volta, di pochi euro.

Insomma, pare proprio che il decollo degli smart luggage sia per ora rinviato, o perlomeno confinato alle piccole taglie dei trolley da portare comunque in cabina passeggeri.

Quello che è più interessante notare è che questo problema ha rinfocolato l’attenzione dell’ICAO nei confronti, più in generale, di qualsiasi tipo di aggeggio elettronico imbarcato in stiva, al punto di mettere all’ordine del giorno dell’ultimo meeting del suo Dangerous Good Panel proprio il bando definitivo di tutti i tipi di batteria dalle stive degli aerei, ivi comprese quelle di eventuali PC portatili imbarcati come bagaglio.

E la cosa mette i brividi, se si pensa che solo un anno fa, al contrario, una decisione unilaterale del governo USA aveva imposto su certe direttrici l’obbligo di imbarcare laptop e tablet proprio in stiva, adducendo il rischio di attentati… non a caso la FAA americana, che aveva avallato la decisione del suo governo, benché rappresentata nel Dangerous Good Panel, è stata finora avara di commenti.

Sarebbe facile derubricare il tutto come il solito caso di conflitto tra la faciloneria di certi politici e l’esasperante puntiglio dei tecnici, ma occorre tuttavia notare che in settori come l’aeronautica, dove la sicurezza gioca un ruolo di primo piano, non sempre safety e security riescono ad andare d’accordo.

Eppure sempre di sicurezza si tratta...

(13 febbraio 2018)

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