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La condanna fantasma - Un abito su misura

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La condanna fantasma
Un abito su misura
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L’abito della nuova Alitalia viene tagliato su misura dei soci Cai. Per farci stare dentro gli azionisti tricolore chiamati, come aveva suggerito Berlusconi, a mettere sul tavolo solo “una fiche”. Appena insediato, il nuovo governo non va troppo per il sottile e decide di procedere a colpi di deroghe.L’ultima della serie, approvata in via definitiva il 23 ottobre 2008 dal Senato, viene infilata direttamente nel “decreto Alitalia”. Una norma salva-precari che permetterà ai “patrioti” di assumere personale a tempo determinato.

Il primo regalo era arrivato il 27 maggio 2008, appena dodici giorni dopo l’insediamento di Berlusconi a Palazzo Chigi. I 300 milioni di euro del “prestito ponte”, concessi un mese prima dal governo Prodi, vengono trasformati in patrimonio. Un colpo di bacchetta, et voilà, il debito diventa capitale. Con buona pace di Bruxelles e della normativa europea che vieta gli aiuti di Stato.

Passano sette giorni e, il 3 giugno, un nuovo decreto cancella le regole sulle dismissioni statali che imponevano procedure “trasparenti e concorrenziali” per le partecipazioni del Tesoro. La legge 474/94 e i vincoli imposti da Bruxelles non rappresentano più un ostacolo.

La deroga viene estesa anche agli obblighi informativi che Alitalia, società quotata, aveva nei confronti  della Consob. Il titolo esce dalle quotazioni.

Il 28 agosto 2008 arriva la sospensione delle regole Antitrust. Altra cosa vietata dalla normativa europea. Nello stesso provvedimento si autorizza il commissario straordinario ad aggirare la cosiddetta legge Marzano, che fissava le procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi. In questa maniera, Fantozzi non ha più l’obbligo della gara pubblica e può procedere senza intralci alla trattativa privata.

Anche qui, tutto su misura. L’acquirente c’è già: Cai. È stata individuata pure la “primaria istituzione finanziaria indipendente” che dovrebbe fissare il prezzo dell’Alitalia scaricata dai debiti. Il 4 settembre il ministro Scajola affida la valutazione ad una banca d’affari milanese: la Banca Leonardo.

C’è un piccolo problema: tra gli azionisti dell’advisor scelto dal governo figurano tre soci Cai, ossia tre acquirenti Alitalia, Benetton, Ligresti, Tronchetti Provera. Ma, a sentire Scajola il conflitto d’interessi non esiste, perché le quote nella banca dei tre che avrebbero dovuto fare il prezzo “sono infinitesimali”. Sta di fatto che ormai nemmeno un commissario docile come  Fantozzi si fida più e il 9 settembre nomina un proprio advisor: la banca Rothschild…

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore



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