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Che tempo che fa

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In seguito alla rilevazione di un’anomalia tecnica presente su un aereo, l’equipaggio porta all’attenzione della manutenzione una problematica operativa, relativa alle limitazioni su pista bagnata. In pratica, atterrando su un aeroporto con condizioni di pista bagnata, l’equipaggio non avrebbe potuto effettuare il successivo decollo.

In effetti, l’anomalia permetteva soltanto partenze da pista asciutta, e siccome il primo decollo avveniva su pista asciutta, per l'ingegnere di servizio tutto era regolare, e l'aereo poteva partire... salvo poi restare bloccato.

Come diceva un mio amico, studente di lettere e filosofia: l’ingegnere non vive, funziona. E infatti mi è capitato di sentire la seguente conversazione tra un equipaggio e l'ingegnere di servizio: "Comandante, secondo noi non corre rischi perché, la grandine è prevista fino alle 10 e voi atterrate alle 10,30."  Ah, gli ingegneri.

Il potere dei numeri esercita su alcune categorie di persone un fascino irresistibile. Gli ingegneri rientrano tra queste categorie.

Che la preparazione umanistica non sia particolarmente apprezzata tra chi ha questo approccio alla vita me lo ha mostrato un pilota che mi ha detto, tra lo schifato e il sarcastico: in tutto quello che hai studiato non c’è un numero.

Quindi, numero uguale certezza. Così si spiega anche l’involontaria fesseria dell’ingegnere nel prendere per buono quello che era totalmente aleatorio.

Allora, come sempre, cerchiamo il giusto mezzo tra lo scetticismo totale e un atteggiamento fideistico, attraverso la critica dei presupposti di quello che leggiamo:

  1. La metereologia tratta l'aria come se fosse una miscela di gas puri e standard. Poi però si firma il protocollo di Kyoto, che sancisce il cambiamento climatico ad opera dell'uomo.
  2. I fenomeni naturali sono prevedibili fino ad un certo punto, cioè fino ad una soglia critica, in aria stabile, dove il sistema funziona come un meccanismo omeostatico, che tende a riportare l'atmosfera entro un campo di oscillazione conosciuto (feed back negativo). Superata la soglia critica, i fenomeni si amplificano, diventando sempre più imprevedibili; provate a chiedere ad un americano cosa hanno previsto dell’uragano Katrina.
  3. Inoltre, nelle grandi città l'attività umana, in termini di calore emesso, di smog, fatto di particelle microscopiche che creano tanti nuclei di condensazione, rappresenta un insieme di fattori amplificanti, che comporta uno scarto di per sé non quantificabile tra tempo previsto e tempo effettivo.

Con questi presupposti, si capisce anche come mai i modelli matematici applicati alle previsioni meteorologiche siano spesso inadeguati.

Così, il povero meteorologo si trova tra Scilla e Cariddi; da una parte, il pilota che si lamenta se le previsioni sono buone e trova brutto tempo, ma dall’altra parte l’associazione albergatori di una famosa località turistica toscana, che gli fa causa se prevede bufera nel week end pasquale, a fronte di belle giornate in cui i turisti sono rimasti a casa.

Forse la soluzione sta nell’utilizzare un linguaggio simile a quello degli astrologi: “sviluppi decisivi”, “importanti novità”, etc. che vogliono dire tutto e niente, rivalutando la filosofia del “pressappoco”.

(10 gennaio 2010)

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