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How much is too much - 2

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Tutti gli esseri viventi, piante incluse, seguono un ritmo detto circadiano, ovvero hanno, per lo svolgimento delle loro funzioni vitali, un ritmo di circa 24 ore (circa diem) in cui alternano “regolarmente” varie funzioni, tra cui l’alimentazione, il ciclo veglia–sonno ecc.

Uno degli elementi che influenzano questo ciclo è l’alternarsi giorno-notte, ovvero esso e’ legato al ciclo astronomico di rotazione della terra.

Desincronizzarsi dal proprio ciclo circadiano, a causa dello spostamento sul globo, crea al fisico una serie di disturbi che vanno dalla sonnolenza costante, alla stanchezza,  alla confusione mentale per finire, nei casi più gravi, in disturbi gastrici e neurologici.

Come si può facilmente immaginare questa sindrome (il famoso jet-lag) colpisce particolarmente gli equipaggi di volo che si spostano con una notevole rapidità da una parte all’altra del globo.

Il fisico, comunque, reagisce immediatamente alla sollecitazione e tende ad abituarsi alla nuova situazione, ma occorre, comunque, un tempo adeguato che a volte raggiunge i due o tre giorni.

Per gli equipaggi di volo il momento di tornare a casa arriva molto prima, in genere dopo 20-22 ore e, quindi, iniziano a riadattarsi al fuso originale, per poi ripartire qualche giorno dopo e ricominciare questa serie infinita di “tentativi” di adattamento.

Le regole di impiego del personale navigante, sono, al riguardo, estremamente “sintetiche” limitandosi a ricordare, nella sezione “definizioni” che entro una fascia di tre fusi orari il ciclo circadiano da considerare per i conteggi del FDP (Flight Duty Period) rimane lo stesso della base di appartenenza e che, invece, oltre tale fascia il ciclo circadiano da considerare rimane ancora quello della base di appartenenza per le prime 48 ore e poi diventa quello locale. Inoltre, nella sezione relativa al riposo, le EU OPS  stabiliscono che l’operatore deve assicurare che gli effetti dei fusi orari siano compensati attraverso un maggior riposo, come regolamentato dall’Autorita’ “soggetta alle disposizioni dell’articolo 8" (non meglio specificato), in pratica senza quantificare la necessità del suddetto riposo.

L’ENAC, nelle sue FTL, stabilisce che, nel caso il volo si sviluppi in zone che superino i tre fusi orari,  il riposo minimo deve essere incrementato di un’ora per ogni fuso orario attraversato fino ad un massimo di sei ore.

Quanto sopra vuol dire che, per esempio, dopo un volo partito da Roma per Tokio, che dura circa 13 ore e dove la differenza è di 8 fusi orari, l’equipaggio può ripartire dopo 13+6=19 ore di riposo.

Al contrario, la commissione Moebus considera che un attraversamento significativo di fusi orari si ha già  dopo i due, e poi, nelle soste all’estero, consiglia che il riposo minimo sia aumentato finché l’orologio interno non coincida con quello astronomico del luogo, ovvero il ciclo veglia sonno si sia adattato al fuso locale.

Anche il riposo in base, peraltro, dovrebbe consentire al membro d’equipaggio, di riportare l’orologio interno a quello della propria base di appartenenza, prima di iniziare un altro FDP.

Maximum time difference
Layover (h) > 5 5 - 8 8 - 12
< 36 1 2 2
36 - 60 2 3 3
60 - 84 3 3 3
84 - 132 3 4 5
> 132 3 5 6

Per questi motivi sono state fatte delle simulazioni che hanno dato origine alla tabella qui riprodotta, che fornisce il numero di notti locali richieste per riadattare il fisico al suo fuso di appartenenza in funzione dei fusi attraversati e del precedente periodo di riposo goduto fuori base.

La differenza con quanto attualmente in vigore è evidente, infatti se applichiamo questa tabella all'esempio precedente, il riposo minimo nella base di servizio dovrebbe comprendere almeno 2 notti, anziché essere di sole 19 ore.

Ovviamente le Compagnie non fanno mistero, proprio come nel caso dell’incidente di Guantanamo Bay da cui siamo partiti, di “rispettare” alla lettera quanto stabilito dalla legge e di usare quei parametri per la regolare programmazione e non solo in casi di estrema necessità.

Le conseguenze per la salute degli equipaggi e per la sicurezza dovrebbero essere evidenti.

(5 febbraio 2010)

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