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Il papa e i body scanner

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Anche Benedetto XVI ha trovato il modo di dire la sua sul controverso problema dell'adozione dei body scanner negli aeroporti. Lo ha fatto sabato scorso, 20 febbraio, durante un incontro in Vaticano al quale hanno partecipato centinaia di lavoratori di ENAC, ENAV, Alitalia e altre imprese.

Il papa, nel ringraziare tutti coloro che sono “chiamati a regolare e controllare il traffico aereo, a provvedere all'efficienza del sistema nazionale dei trasporti, e a garantire agli utenti ed alle imprese la sicurezza dei voli, la tutela dei diritti, la qualità dei servizi negli scali e l'equa competitività nel rispetto dell'ambiente”, ha tenuto a puntualizzare che “l'evangelizzazione viaggia anche in aereo”, ma si è anche soffermato su alcuni risvolti di particolare attualità, ricordando, secondo l'enciclica Caritas in veritate, che “il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è la persona, nella sua integrità” e che “il rispetto di tali principi può apparire particolarmente complesso e difficile nell'attuale contesto, a motivo della crisi economica, che provoca problematici effetti nel settore dell'aviazione civile, e della minaccia del terrorismo internazionale, che prende di mira pure gli aeroporti e gli aerei per attuare le proprie trame eversive. Anche in questa situazione occorre non perdere mai di vista che il rispetto del primato della persona e l'attenzione alle sue necessità, non solo non rendono meno efficace il servizio e non penalizzano la gestione economica, ma, al contrario, rappresentano importanti garanzie di vera efficienza e di autentica qualità

Impossibile non cogliere, nel richiamo all'integrità delle persone, il netto accenno alla polemica che in queste settimane è stata suscitata dall'adozione, da parte di alcuni stati tra cui quello italiano, dei cosiddetti body scanner, con la loro capacità di mettere letteralmente a nudo le persone che vi si devono sottoporre.

Conoscendo la tradizionale prudenza e oculatezza nella scelta delle parole caratteristica dei messaggi papali, risulta difficile pensare che le argomentazioni di Benedetto XVI siano frutto di una banale coincidenza.

E del resto, la preoccupazione del pontefice per questa mancanza di rispetto verso la persona umana, anche se può apparire dettata solo da un senso del pudore di matrice essenzialmente religiosa, si pone senz'altro in sintonia con le molteplici prese di posizione che, in nome di una più laica privacy, da più parti si sono levate contro l'uso di tali macchinari.

Insomma, pare di cogliere anche nelle parole del papa una neppure tanto velata condanna, condanna che va ad unirsi alle numerose voci di dissenso nei confronti di questa nuova frontiera della “sicurezza aerea”.

Da più parti è stato fatto notare che, nell'episodio del fallito attentato del volo Delta 253, molte sono state le inefficienze, le leggerezze e le omissioni che hanno consentito al maldestro terrorista di arrivare a mettere seriamente in discussione la sicurezza. Forse una più attenta opera di intelligence e prevenzione sarebbe stata più efficace dell'adozione di macchinari estremamente costosi e dalle dubbie ricadute sulla salute di chi vi si deve sottoporre.

Infatti, anche se le radiazioni ionizzanti utilizzate nella tecnologia “backscatter X-ray” hanno livelli bassi, non si può certo trascurare l'effetto di accumulo con le radiazioni comunque presenti durante un volo ad alta quota, così come è per lo meno superficiale spacciare per totalmente inoffensivi gli apparati di seconda generazione, i cosiddetti “T-ray body scanner”. Esistono diversi studi scientifici, per lo più americani, che affermano che le onde millimetriche delle quali fanno uso, seppure non ionizzanti, siano suscettibili di provocare alterazioni genetiche a carico del DNA umano.

Insomma, che si veda la faccenda da un punto di vista religioso, etico o medico, c'è comunque di che preoccuparsi... a maggior ragione se si è frequent flyer o, peggio ancora, personale navigante di una compagnia aerea.

(22 febbraio 2010)

 

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